Cina

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Shanghai - Pudong e il fiume Huangpu

sabato 23 maggio 2015

Uzbekistan

  

24 - 25 maggio 2015


Dopo la Patagonia un altro sogno di gioventù si avvera ed eccomi in viaggio verso  Samarcanda, città mitica sulla via della seta.



Il tour in breve:
      Durante la nostra permanenza in Uzbekistan percorreremo gran parte di questo paese. Raggiungeremo Tashkent con un volo da Pisa e scalo a Istanbul. Dopo la visita della capitale dell'Uzbekistan ci sposteremo, in aereo, a Khiva e da qui, in bus  fino a  Bukhara raggiungendo poi la meta che da sola, per me, giustifica il viaggio: Samarcanda
Sempre in bus arriveremo a Termez (Termiz), al confine con l'Afganistan, passando per Sharasibaz la città natale di Tamerlano. Infine, con un volo interno, ritorneremo a Tashkent ove terminerà il nostro tour. Il tutto in 10 giorni. Non è molto ma sufficiente per avere una sia pur incompleta conoscenza del paese. Sarà esclusa dal nostro tour la valle di Fergana e la città di Nukus, con il suo splendido museo d'arte contemporanea, oltre all'area del mar di Aral ormai ridotto ad un piccolo bacino.


la via della seta e le sue ramificazioni

Il viaggio risulta alquanto faticoso, con scalo a Istanbul, e arrivo a Tashkent alle 1.40 ora locale.
Si passa il controllo passaporti e ci ritroviamo in una sala zeppa di viaggiatori in un caos incredibile e tutti alla ricerca dei moduli per la dichiarazione dei beni introdotti. Ne troviamo solo in uzbeko e in russo ma finalmente un incaricato dell'operatore turistico a cui fa riferimento il nostro tour operator ci individua e ci fornisce del sospirato declaration form. Riempiamo i moduli che vengono ritirati dal nostro assistente il quale si incarica delle incombenze burocratiche. Il tutto avviene con una lentezza esasperante. Finalmente riusciamo ad uscire dall'aeroporto e siamo presi in carico dalla nostra guida, la signora Flora. Alle 3.30 arriviamo in hotel. Altra attesa per la consegna dei passaporti e l'assegnazione delle camere. Saremo a letto per le 4 circa. Appuntamento alle 10 per la colazione e subito dopo inizio della visita della città.
Tashkent ci appare come una città moderna con strade larghe e molto verde. La sua architettura è varia e accanto ad lunghi e stretti edifici che denotano chiaramente la loro origine sovietica vi sono edifici dall'architettura moderna in vetro e cemento ma che in decori e particolari richiamano le tradizioni uzbeke.
sullo sfondo gli edifici per abitazioni dell'era sovietica (su alcune facciate sono presenti decorazioni che richiamano l'arte uzbeka)

A causa del disastroso terremoto del 1966 e della ricostruzione della città effettuata dagli urbanisti sovietici rimane poco dei 2000 anni di storia della città ma è pur sempre presente una parte della città vecchia ove su strette stradine si affacciano basse case in mattoni di fango, moschee e antiche madrasse.
Iniziamo la conoscenza della capitale dell'Uzbekistan visitando il museo delle arti applicate (Amaliy San'at Muzeyi) che ha sede in un antico palazzo, della fine del XIX secolo, di un ricco diplomatico russo (Alexandrovich Polotrev). Il museo, inaugurato nel 1937, è interessante oltre che per i numerosi reperti ivi presenti (oltre 7000 tra ceramiche, gioielli, manufatti in legno, splendidi vestiti e ricami)  anche perché rappresenta uno splendido esempio dell'architettura residenziale della ricca borghesia dei primi anni del 1900.
ingresso del museo

interno

interno
particolare di un gioiello della tradizione uzbeka
copricapi con decorazioni ricamate 
esempio di ceramica tradizionale uzbeka

particolare
Concludiamo così la visita al museo e ci indirizziamo in piazza Amir Timur (Tamerlano). La piazza, realizzata nel 2009, si trova nel centro della città e in origine era un piccolo parco con  platani centenari e al centro la statua equestre di Tamerlano. Su di essa convergono ampi viali e vi si affacciano i più importanti edifici della città. Troviamo l'Università degli studi di Giurisprudenza, il museo di Amir Timur  e il grandioso Forum palace che ospita i più importanti eventi. Questo moderno edificio, realizzato nel 2009, presenta una grande cupola sormontata da figure di cicogne, raggiunge i 48 metri di altezza e con prospetti  dominati da alte colonne che riprendono nel disegno la tradizione uzbeka.
statua di Amir Timur e sullo sfondo il palace forum
il forum palace e a sinistra l'hotel Uzbekistan di epoca russa
il forum palace
Proseguiamo la nostra visita percorrendo un tratto di un'alberata e curata strada pedonale; un tempo questo viale, molto frequentato, ospitava ristoranti, ritrovi, negozi di lusso ed aveva una vivace vita tanto da essere chiamata broadway.
la strada pedonale Saylgoh

Ci tratteniamo ancora un pò nella piazza quindi saliamo sul bus. L'autista gira attorno alla grande rotonda che fa da corona alla statua di Tamerlano e davanti a noi scorre una piccola storia dell'architettura uzbeka degli ultimi decenni: il sovietico hotel Uzbekistan, il moderno palace forum e la nuova sede del senato, le due torri dell'orologio.                                               Facciamo una pausa per il pranzo (il primo in Uzbekistan) a base di insalata di riso, involtini e minestra di verdure con spezzatino.                   Siamo all'interno di ciò che resta della città vecchia dopo l'espansione (con demolizioni e nuove costruzioni) successiva alla proclamazione della Repubblica Sovietica Uzbeka e alla ricostruzione del post terremoto del 1966. Ci aggiriamo per strette viuzze su cui si affacciano modesti edifici ad un piano in mattoni di fango e intonacati con un impasto di fango e paglia.
Ma ci sono delle sorprese; All'interno di tali abitazioni si apre quasi sempre un cortile che è una vera e propria oasi di pace. Flora ci guida in questo dedalo di viuzze e si ferma davanti ad un grande portone di ferro: è l'ingresso di un'abitazione, dall'aspetto ricercato; suona il campanello e ci apre una donna con il tradizionale costume uzbeko. La nostra guida chiede se è possibile sbirciare all'interno, entriamo e ci appare il patio: profumi di fiori e canti di uccelli ci accolgono in questo luogo raccolto e privato su cui si affacciano i vari ambienti della casa e che diffonde serenità. Certamente questa è una casa che denota una certa disponibilità economica ma anche nelle più umili abitazioni la struttura distributiva degli ambienti, con il patio centrale, è la medesima.
il patio di una tradizionale casa uzbeka
Lasciamo questo luogo e ci dirigiamo verso il complesso Hast Imam (piazza Hazrati Imam), oggi il centro religioso della città, che sorge nei pressi della tomba di Hazrati Imam, scienziato, studioso del corano e uno dei primi imam della città. E' in questo luogo che si trovano notevoli monumenti architettonici: la madrasa di Barakh Khan, la moschea Tellya Sheikh (o Imam Hazrati), il mausoleo del santo Abu Bakr Kffal Shashi, l'istituto islamico di Imam alk-Bukhari.
il complesso Hast Imam
moschea Hazrati Imam
Il nuovo edificio della moschea è stato eretto nel 2007 seguendo i canoni architettonici del XVI secolo e presenta due cupole e due minareti con un grande cortile interno.
cortile interno della moschea
Nel piccolo museo di questo complesso è ospitata una ricca collezione di manoscritti orientali ed è conservato il Corano di Osman, la principale fonte islamica e il più antico testo a noi pervenutaci (scritto nella metà del VII secolo). E' una copia rivestita in pelle di daino composta da 353 fogli di pergamena di grandi dimensioni. Una leggenda narra che il califfo Osman fu ucciso intento alla sua lettura macchiando con il suo sangue il libro sacro. 
museo Usmani Qoran e sullo sfondo la moschea



la cupola del nuovo museo
Il Corano divenne così una reliquia conservata, nel tempo, in vari luoghi: prima a Medina e in seguito a Damasco, Bagdad, Samarcanda. Dopo l'occupazione delle truppe dell'impero russo, nel 1988, il Corano fu portato a San Pietroburgo e solo nel 1924 fu restituito al popolo uzbeko.
La madrasa Barakh-Hhan fu costruita nel XVI sec. da Suyunidzh Khan nipote di Ulugbek. Con l'occupazione russa perse la sua funzione originaria e fu destinata ad usi istituzionali, oggi quelle che furono le celle degli studenti sono occupate da botteghe di artigiani e venditori di souvenir.  
madrasa  Barak khan























Lasciamo piazza Hazrati e ci dirigiamo verso il vicino bazar Chorsu. Anche qui è evidente una pesante opera di ricostruzione e il mercato è dominato da alcune recenti costruzioni tra cui spicca il grande edificio a cupola che ospita l'area dedicata ai prodotti della terra, ai formaggi, alle spezie e al commercio delle carni. E' vastissimo e, intorno ad una fontana circolare si sviluppano i banchi dei venditori e di piccoli agricoltori che qui portano i prodotti da loro coltivati.
Accanto alla cupola vi è un edificio ove è ospitato il mercato dell'abbigliamento e delle stoffe. In un vicino padiglione troviamo una vasta area dedicata esclusivamente alla verdura, frutta, spezie mentre nell'area esterna è numerosa la presenza di venditori con la merce più varia ed è questa la parte più interessante e affascinante del bazar.
piccolo commercio ... dal contadino al consumatore 
Siamo nei pressi della metropolitana. Tashkent ha una metropolitana che si articola in tre linee (rossa, blu e verde) realizzate dai sovietici e in servizio dal 1977. Partiamo dalla stazione di Chorsu (linea blu), dalle pareti finemente rivestite in marmo chiaro e da uno splendido soffitto, e raggiungiamo la fermata di Kosmonavtlar; vorremmo fare qualche foto ma Flora ci chiede di desistere perchè è vietato dalla legge e la sorveglianza è accurata. Rispettiamo l'invito della nostra guida e, liberi da incombenze fotografiche, ci dedichiamo con maggior attenzione alla visita delle stazioni (su internt, con una breve ricerca, si trova una discreta documentazione fotografica). Sulle pareti della Kosmonavtlar, interamente ricoperta di piastrelle che sfumano dal celeste al turchese fino ad un blu intenso, sono rappresentati alcuni astronauti russi e uzbeki. Ritorniamo in superficie e ci dirigiamo verso la nostra prossima meta: piazza dell'indipendenza.  
piazza dell'indipendenza
E' il luogo preferito dei residenti di Tashkent sia per le numerose fontane che per i giardini curatissimi. Originariamente in questo luogo c'era la residenza del governatore generale del Turkestan. Nel periodo sovietico la piazza prese il nome di Lenin ed è in questo periodo che questo luogo assunse l'odierno aspetto. Nel 1991, con la dichiarazione di indipendenza, la piazza assunse il nome di Piazza Indipendenza e il monumento a Lenin fu sostituito con un globo su cui sono delimitati i confini dello stato.
le cicogne: simbolo di pace
L'area della piazza è di quasi 12 ettari e intorno ad essa si trovano molti edifici governativi e delle istituzioni. In una verde e tranquilla area di sosta troviamo il monumento Alley dedicato alle madri dei soldati morti per la patria nella seconda guerra mondiale; ai lati dell'area, lungo delle gallerie in legno, sono riportati, in una serie di nicchie, dei libri con pagine in lastre metalliche, ove sono incisi i nomi dei soldati morti.
il monumento della Grande Madre uzbeka dedicato alle madri dei patrioti caduti in guerra
la galleria con i libri della memoria
Termina così la nostra prima giornata in Uzbekistan. Ritorniamo in hotel, il tempo di una doccia e a cena. Domani ci aspetta una levataccia, infatti, alle 7,30 parte il nostro aereo per Urgench a circa 40 km da Khiva, la nostra meta.

26 maggio - Khiva


Prendiamo posto su di un aereo della Usbekistan Airway. Il viaggio è breve e ben presto siamo a Urgench. Davanti al modernissimo aeroporto ci aspetta il nostro bus con cui raggiungiamo Khiva. Il tempo di depositare le valigie, rinfrescarci e via per la visita della città. Davanti a noi le alte mura, in mattoni di fango, che racchiudono come uno scrigno la città. E', questa, la città vecchia (Itchan Kala) di Khiva, unica, affascinante e miracolosamente giunta a noi integra. All'esterno delle mura si espande la nuova Khiva ( Dichan Kala).
Le mura, ricostruite nel XVII secolo, circondano completamente questo piccolo gioiello di poco più di 2000 abitanti nel quale troviamo circa 50 monumenti e oltre 250 abitazioni molte delle quali risalgono al 1700. Nel 10° secolo Khiva era un importante centro commerciale sulla via della seta. Nel 1858 la città divenne la capitale del Khanato di khiva e fu gradualmente trasformata in una piccola e fortificata città. Successivamente il khanato fu ammesso al governo generale del Turkestan. Khiva è una delle poche città che ha mantenuto le sue caratteristiche originarie e anche se, nel tempo, ha avuto restauri e nuove costruzioni, il tutto è avvenuto nel rispetto delle antiche tradizioni. Con l'indipendenza dell'Uzbekistan Khiva divenne uno dei centri turistici più importanti del paese.
Con il bus percorriamo l'esterno delle alte mura color ocra e ci fermiamo in prossimità di Ota Darvoza (la porta ovest). Qui ci appare la madrasa di Mohamed Amin Khan, costruita tra il 1852 e il 1855, poteva ospitare fino a 250 studenti. Oggi tale madrasa è stata adibita ad albergo. Davanti alla madrasa troviamo il monumento bronzeo a Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi, un grande matematico e astronomo persiano vissuto nel  VII° secolo e considerato l'inventore dell'algebra.
sulla sinistra la madrasa di Mohamed Amin Khan
Muhammad inb Musa al-Khwarizmi e dietro la madrasa  Mohammed Amin Khan
Entriamo dalla porta facendoci strada tra venditori, gente del luogo e turisti ed ecco apparire in tutto





il suo fascino il Kalta Minor, un incompleto ma stupendo minareto che è diventato il simbolo di Khiva. Il minareto ha, alla base, un diametro di 14,5 m, per un'altezza di 29 metri, esso doveva essere alto oltre 90 metri.
Kalta Minor e la madrasa di Amin Khan
Durante la costruzione il suo committente, il sovrano di Khiva Muhammad Amin Khan, fu ucciso in battaglia e quello che doveva essere il minareto più alto dell'Asia rimase incompiuto e il sogno di Amin Khan di poter vedere da esso la città di Bukhara non si avverò.
pianta della città murata
madrasa Matniyoz Devonbegi
Kalta Minor
Quasi nascosta da una esposizione di pellicce appare una modesta porta in legno. E' uno degli ingressi di una particolare moschea. Si tratta della moschea Djiuma, essa fu eretta alla fine del XVII secolo sulle rovine di una costruzione precedente e presenta un'architettura che si differenzia notevolmente dalle moschee a noi note, infatti non vi sono portali ne cupole ne gli splendidi rivestimenti in ceramica a cui siamo ormai abituati. 
ingresso della moschea di Djiuma
Il suo interno, di 55 per 46 metri, presenta un soffitto piatto sostenuto da 215 colonne in legno finemente lavorate. Sul soffitto vi sono due grandi aperture per consentire l'ingresso  dell'aria e della luce. Il perimetro della moschea è semplicemente intonacato e presenta delle finestre chiuse.  Sui pilastri si vedono delle decorazioni geometriche e vegetali e si possono leggere delle date che vanno dal 1316 al 1789 e che indicano presumibilmente le fasi della costruzione della moschea.
interno della moschea di Djiuma


la strada commerciale (Palvan Kazi) sull'asse est-ovest della città , sullo sfondo la madrasa Allah Kuli Khan












Proseguiamo lungo la Palvan Kazi e ci portiamo all'esterno delle mura. Attraversiamo la porta est e qui troviamo un mercato di generi alimentari ove viene offerta la merce più varia con molta frutta secca, uva passa, dolci tradizionali.
 Palvan Darvoza   (porta est)






















E' ormai ora di pranzo per cui rientriamo all'interno delle mura e raggiungiamo una vecchia madrasa ora trasformata in ristorante. Finalmente possiamo mettere qualcosa sotto i denti e riposare.
Il pranzo inizia con i soliti antipasti in gran parte basati su verdura cotta, frutta secca e, a seguire, peperonata, insalata di riso, l'immancabile zuppa di verdure e riso pilaf, il tutto annaffiato dalla locale birra.
Ci tratteniamo un pò a chiacchierare quindi riprendiamo la visita della città e la prima fermata la facciamo presso un artigiano che realizza splendide porte intagliate esportate in tutto il mondo, ne possiamo ammirare alcune in lavorazione. E' una famiglia di artigiani che si trasmettono il lavoro di padre in figlio e l'ultima generazione è già in grado di eseguire piccoli lavori di intaglio. Nei pressi una bimba apprende, dalla madre, l'arte del ricamo.













 Minareto di  Islam Khodja
































Raggiungiamo il complesso di Islam Khoja costituito da un minareto, una madrasa e una moschea. Il complesso fu realizzato  nel 1910 con gli stessi principi architettonici del XIV secolo.
Il minareto, con un' altezza di 56,6 metri è la più alta costruzione di Khiva, ha alla base un diametro di 9,5 metri e si restringe fortemente verso l'alto producendo un piacevole effetto di snellezza accentuato dalle cinture decorative di ceramica che si alternano ai mattoni color ocra. La parte terminale, interamente rivestita in ceramica, presenta (a 45 metri di altezza) una piattaforma con piccole finestre. E' questo il punto di osservazione più alto della città.  Più in alto si trova una piccola cupola con una camera per il muezzin. La madrasa di Islam Khoja è decorata con splendide maioliche e dispone di un semplice cortile interno sul quale si affacciano 42 celle; in un angolo si trova una piccola moschea sormontata da una bassa cupola.
madrasa di Islam Koja

interno della madrasa
Nelle vicinanze della madrasa ci imbattiamo nella necropoli di Makhmud Pahlavan, poeta e guerriero del XIV secolo. Il complesso fu costruito nel 1701, la cupola del mausoleo è ricoperta di piastrelle smaltate di blu.
le tombe della necropoli e sullo sfondo il mausoleo
il mausoleo di Makhmud Pahlavan
Raggiungiamo il complesso della fortezza (Kuhna Ark). Risale alla fine del 1600 ma le prime costruzioni ebbero inizio nel secolo V. Risulta molto complessa sia a causa delle continue aggiunte protrattesi fino all'inizio del 1900 sia perché presenta innumerevoli edifici come il palazzo di Tash Khovil  (residenza del Khan di Khiva), una moschea, un harem, una caserma, una prigione (realizzata nel 1900). Non tutti gli edifici sono stati conservati ma la struttura di difesa con le alte mura e gli ingressi risultano integri e perfettamente leggibili.
lungo la Palvan Kazi : a sinistra le mura della fortezza, in fondo il minareto della moschea di Djiuma

ingresso della fortezza ( Kunya ark)
L'ingresso della fortezza, all'interno della città, è meno imponente di quello che si apre sulle mura e qui presenta snelle torrette riccamente decorate.
un cortile del palazzo di Tash Khovil




la tradizionale colonna di legno intagliato con basamento in pietra
particolare del tetto a pannelli di legno decorati
particolare della colonna e del basamento in pietra
Le mura dall'alto del bastione  AK Sheik Bobo
Dall'alto del bastione della fortezza possiamo ammirare l'ondeggiante disegno delle mura, la madrasa di Muhammed Rakhim Khan con il suo cortile rettangolare e le torrette ai quattro angoli, davanti a noi le due torri con cupole in ceramica della porta della fortezza. 
madrasa di Muhammed Rakhim Khan e il minareto di Juma
si distinguono da sinistra a destra: il minareto di islam khoja, il mausoleo di Makhumud Pahlavan e il Kalta Minor
vista della città vecchia dalla fortezza
una strada

una strada della città vecchia

le abitazioni di khiva
particolare di intonaco e di una porta intagliata
Le abitazioni tradizionali dell'uzbekistan sono spesso realizzate con mattoni di fango e paglia essiccati al sole e intonacati con lo stesso materiale. Di solito presentano un solo piano, al massimo due. Sono, queste, le strutture più povere che si contrappongono agli splendidi edifici pubblici della città. Proseguiamo il nostro cammino percorrendo strette viuzze lastricate a volte lastricate con grosse lastre di pietra, più spesso in terra battuta. E' ormai tardi e il tramonto si avvicina avvolgendo in una calda luce questa splendida città
la madrasa di Islam Koja

il minareto di Islam Koja
una strada 

Tosh Darvoza  (la porta sud)  vista dall'interno della città

le mura interne


Tosh Darvoza
le mura al tramonto

Ritorniamo in hotel per la cena ma, subito dopo, rientriamo nella città murata per una passeggiata notturna. Ci aggiriamo per le strade semibuie parlando in sottovoce quasi a non volere rompere il silenzio che avvolge la città. Terminiamo così la nostra visita di Khiva.





27- da khiva a Bukhara

Ci svegliamo ad un'ora decente e, subito dopo la colazione, partiamo per Bukhara. Riprendiamo la strada per Urgench che raggiungiamo ben presto.

Anche oggi non effettuiamo alcuna sosta. La città non offre nulla di interessante: è solo un grande cantiere e ovunque sorgono nuove costruzioni; lo sviluppo turistico di Khiva si è riversato anche qui, essendo questo il punto di arrivo più prossimo alla città murata.
Oltrepassiamo la città dirigendoci verso la A380, la strada di collegamento con Bukhara che si sviluppa per gran parte della sua lunghezza in un'area desertica. Davanti a noi il fiume Amu Darya, che attraversiamo percorrendo il ponte Pontoon. Siamo vicini a Biruni (Buruni o Beruniy).
il fiume Amu Darya
La strada ha un fondo orribile e costringe l'autista ad una andatura molto lenta e a volte è costretto a fermarsi per lasciar passare ogni sorta di animali: pecore, cani, asini che vagabondano sul nastro d'asfalto. Il territorio attraversato è ricco di coltivazioni e, spesso, ai lati della strada, sorgono nuove costruzioni, che risultano fatte "in serie", a sostituzione delle vecchie abitazioni.
in attesa ad un'area di sosta
nuove case per i contadini costruite dallo stato
Facciamo sosta ad una stazione di servizio, ultimo punto di ristoro, prima di affrontare un lungo tratto di deserto; in realtà, il primo tratto è una distesa di steppa con radi cespugli e tratti sabbiosi che con l'avanzare si faranno sempre più estesi e, infine, prenderanno il sopravvento.
Notiamo la presenza di numerose greggi che denotano una certa attività pastorizia. E' un paesaggio caratterizzato da una orografia ora piatta ora leggermente ondulata. Stiamo percorrendo una strada a corsie separate con un ottimo fondo in cemento che ci permette di mantenere una buona andatura. Lungo il tragitto incontriamo alcuni piccoli e rari villaggi. Le costruzioni sono ancora quelle della tradizione uzbeka ma, spesso, il tetto non è piano ma a falde.
le greggi dei pastori del deserto
Finalmente raggiungiamo il nostro posto di ristoro: è un piccolo complesso di bassi edifici con un'area allestita con dei tavolini. E' l'unico posto, di tutto il tragitto, ove è possibile avere un minimo di servizi.

sosta per il pranzo


il nostro barbecue

realizzazione del nuovo fondo stradale in cemento
Ordiniamo subito delle birre in attesa che il cuoco ci prepari degli spiedini che insieme al formaggio portato dalla signora Flora, la nostra guida, ci regaleranno uno dei pranzi più gustosi del nostro tour, forse perché abbiamo interrotto la monotonia di zuppe di verdura e riso. Il pranzo si svolge allegramente, ormai ci siamo ben amalgamati e spesso ci scambiamo informazioni su paesi visitati o da visitare.
Ma è ora di rimetterci in moto e  risaliamo sul nostro bus. Ora la strada si fa più faticosa, sembra di essere all'interno di un cantiere. Questo collegamento sta subendo dei radicali adeguamenti e i lavori fervono, ciò rallenta notevolmente la nostra marcia. Il nostro viaggio prosegue lentamente e poco dopo le 17 siamo a Bukhara. Ci accoglie una città immersa in una cappa di caldo che ci soffoca. Raggiungiamo subito il nostro hotel e, preso possesso della camera, mi butto sotto la doccia.  Alle 17,30 iniziamo la conoscenza della città santa.
Avicenna - immagine da Wikipedia
Bukhara è una delle più antiche città dell'Uzbekistan, essa sorge su una collina che in antichità era considerata sacra e si fa risalire al 13° secolo a. C. Uno dei figli più illustri di Bukhara fu Avicenna (Ibn Sina), filosofo, matematico, fisico ma soprattutto medico. Vissuto tra il X° e XI° secolo scrisse innumerevoli opere di filosofia e medicina.
Anche questa città fu uno dei maggiori centri commerciali sulla via della seta, ma anche un importantissimo centro culturale, religioso e amministrativo nonostante nel corso dei secoli fu periodicamente invasa e saccheggiata. Bukhara possiede più di 350 moschee e 100 collegi religiosi e con i suoi 140 monumenti è una vera e propria città museo.

Usciamo dall'hotel e attraversiamo il piccolo bazar di Taki-Sarrafon per raggiungere il centro di shakhristan (città vecchia).
il bazar coperto di Taki-Sarrafon
Prima però ci soffermiamo nei pressi della piccola moschea di Magoki-Attari, risalente al XII secolo.
moschea di Magoki-Attori
Khanagha Nadir Divanbagi




Siamo nella piazza Lyabi-Hauz. Costruita nel 1620 la piazza ospita una grande vasca (hauz), un tempo utilizzata, come le altre presenti a Bukhara, per soddisfare i bisogni della cittadinanza. Sulla piazza si affaccia, ad ovest, il Nadir Divanbagi Khanagha (il khanagha è un alloggio per sufi itineranti). Sul lato opposto della vasca, oltre una quinta di secolari alberi di gelso si trova la madrasa Nadir Divanbagi, a Nord la madrasa Kukeldash (1568-1569) che è la più grande di Bukhara (80x6o metri).
madrasa Nadir Divanbagi 

statua di Hoja Nasruddin
La facciata della madrasa Nadir Divanbagi è riccamente decorata e in alto, sul portale, sono rappresentati degli uccelli e il viso di un essere umano, cosa insolita per i monumenti islamici ma che ritroveremo anche a Samarcanda. 
All'ombra dei grandi gelsi e in prossimità della vasca si trova una statua in bronzo. E' il mullah Hoja Nasruddin che cavalca un asino. E' famoso in tutto l'Usbekistan ed è il protagonista di numerose barzellette e storie. Ne riporto una tratta  dalla guida Uzbekistan di Benelli-Deola.
"Durante il giorno di mercato Nasruddin era solito chiedere l'elemosina. Chiedeva alle persone di fargli scegliere tra due monete, e tutte le volte che qualcuno gli porgeva due monete di diverso valore, sceglieva quella di valore inferiore. Un giorno un passante gli suggeri: " Nasruddin, perché non prendi la moneta di maggior valore? La gente ti considera uno sciocco e si fa gioco di te. Nasruddin rispose: è vero, ma se scegliessi la moneta di valore maggiore, i passanti smetterebbero di farmi l'elemosina per il piacere di sentirsi superiore a me e io non guadagnerei nulla."
Proseguiamo il nostro cammino verso est e attraversiamo il Taki-Sarrafon bazar, raggiungiamo la madrasa di Abdul Aziz e quella di Ulug Beg, posta di fronte alla prima.
bazar coperto di Taki-Sarrafon
La madrasa di Ulug Beg fu la prima delle tre madrase costruite dal nipote di Tamerlano, le altre due si trovano a Samarcanda e Gijduvan. La costruzione fu terminata nel 1420 e restaurata nel 1585. Le decorazioni riflettono le passioni di Ulug Beg per lo studio della matematica e dell'astronomia. Sul portale si trova una significativa iscrizione: "L'aspirazione alla conoscenza è un dovere di ogni uomo e ogni donna musulmana". Questa madrasa fu, in seguito, preso a modello per la realizzazione di numerose altre strutture. All'interno del cortile vi sono oggi dei negozi di antiquariato.
madrasa di Ulug Beg
madrasa Abdul-Aziz Khan
 madrasa Abdul-Aziz Khan
La madrasa di Abdul-Aziz fu costruita nel XVII secolo, dispone di due piani di hudjras (camere per gli studenti) e di un ampio cortile interno. Il portale è decorato con immagini floreali e di uccelli, il suo arco è, all'interno, finemente decorato con muqarnas (stalattiti).
particolare del portale
interno madrasa di Abdul-Aziz
Siamo nel centro di Bukhara, sulla via del commercio, ed ecco  il complesso Poi-Kaylan.
la madrasa di Miri-Arab e il minareto di Kaylan
madrasa Miri-Arab
Esso è formato da quattro monumenti: la moschea Kaylan, la madrasa Miri-Arab il minareto Kaylan e la madrasa Amir-Allimkhan. La piazza è dominata dallo splendido minareto. Ha una linea semplice ma bellissima, non è decorato con luminose e variopinte piastrelle ma il fascino di tale minareto è dato dalla muratura in mattoni che con le diverse disposizioni formano splendidi disegni fino a raggiungere il massimo della bellezza in sommità dalla quale il Muezzin richiamava i fedeli alla preghiera.


il complesso di Kaylan -  a sinistra la madrasa Miri-Arab, sulla destra la moschea Kaylan
Continuiamo il nostro primo approccio con Bukhara fino al tramonto quindi ritorniamo in hotel ove ceneremo rimandando al giorno successivo la visita notturna, infatti, la lunga giornata di viaggio ci ha un po provato. Durante questa prima giornata abbiamo avuto anche il tempo di qualche piccola spesa e nei pressi della vicina piazza Lyabi-hauz, in un negozio di ceramiche di pregevole fattura, non ho resistito ad acquistare due piccole statue raffiguranti una coppia di sposi in abiti tradizionali, un ricordo "palpabile" del nostro viaggio in Uzbekistan.
coppia di sposi uzbeka

28 maggio - Bukhara

La prima tappa è il parco pubblico di Kirov ove possiamo ammirare quello che è considerato il più antico santuario del mondo islamico, il Mausoleo Ismail Samani (Ismoil Samoniy) che fu il fondatore della dinastia dei Samanidi. I Samanidi regnarono in quest'area dall'800 al 1000 circa e la capitale del loro regno fu Bukhara. Il mausoleo, a forma rettangolare e con le quattro facciate uguali, è sormontato da una cupola semisferica e quattro piccole cupole agli angoli. La costruzione è in mattoni di terracotta che decorano sia le pareti esterne che gli interni. La disposizione dei mattoni, sempre varia, crea degli effetti sorprendenti  e denota una grande abilità costruttiva.
mausoleo di Ismail Samani

interno del mausoleo





Continuiamo il nostro tour e raggiungiamo il mausoleo di Chasma-Ayub (fonte di Giobbe). Si narra che in questo luogo il santo Giobbe, per dissetare la popolazione, colpì il terreno con un bastone facendo sgorgare l'acqua. Da allora questo luogo fu considerato sacro.
mausoleo di Chasma-Ayub



                                                                                                                                                           
Un pò di riposo, all'ombra degli alberi di questo curato parco, prima di raggiungere il complesso di Bolo-Hauz che si compone di una moschea e di un minareto, forse il più basso che abbia, fino ad ora, visto. Di fronte alla moschea si trova una grande vasca, una delle tante a Bukhara che in passato furono la fonte d'acqua principale della popolazione ma che per l'uso promiscuo che se ne faceva furono anche causa di molte malattie ed epidemie di tifo e colera. Con la venuta dei sovietici queste vasche furono in gran parte drenate e interrate. La moschea risale al 1712, ha una veranda in legno che si appoggia su esili colonne dai capitelli finemente scolpiti e, di lato, un piccolo minareto realizzato nel 1917.
il soffitto della veranda 
soffitto della moschea









Naturalmente anche a Bukhara si trova una fortezza (cittadella). Essa è la parte più antica della città  (4° secolo a.C.) ed era la residenza del Khan di Bukhara l'ultimo dei quali fu Alim Khan, incoronato nel 1910. La fortezza fu distrutta e ricostruita numerose volte nel corso dei secoli (arrivando a formare una collina artificiale di circa 20 metri). Si accede alla fortezza attraverso un grande portale reso ancora più maestoso dalla lunga rampa e dalle alte torrette. La parte più antica giunta a noi è costituita dalla corte delle udienze.
la fortezza
la porta d'ingresso alla fortezza
le mura della fortezza in parte restaurate
corte delle udienze e delle incoronazioni

le possenti mura della fortezza
Oggi c'è aria di festa a Bukhara, infatti in questi giorni si svolge la festa della seta e delle spezie e domani sarà il giorno più importante. La città è invasa da gruppi, nei loro costumi tradizionali, che provano i loro numeri. Incontriamo anche gruppi di studenti e studentesse che in questi giorni onorano una loro festa: la fine dell'anno scolastico.

alcune studentesse festeggiano la fine dell'anno scolastico

la madrasa di Mir-I-Arab

davanti alla moschea di Kaylan
C'è un gran fermento nella piazza e, sul piccolo palco in pietra, si alternano gruppi che provano le loro esibizioni. Ci facciamo spazio tra la folla ed entriamo nella moschea di Kalyan.  La moschea è uno dei maggiori monumenti della città, quella che possiamo ammirare è la terza moschea costruita in questo luogo e risale al XV secolo mentre la struttura originale è del VIII secolo. Essa venne chiusa al culto nel 1929 e trasformata in un museo, solo dopo 60 anni, nel maggio del 1989, i fedeli poterono di nuovo pregare all'interno della moschea.
portale della moschea di Kaylan
particolare delle decorazioni
Percorriamo le lunghe gallerie, realizzate con ben 208 colonne e 288 cupole  di un bianco accecante, che si aprono su di un grande e vuoto cortile rettangolare. In esso vi è un piccolo albero a cui si oppone una bassa costruzione in pietra a forma ottagonale snellita da sei ampie aperture.

cortile della moschea di Kalyan

cortile della moschea di Kalyan visto dalla galleria
























cortile della moschea di Kalyan
galleria della moschea a coronamento del cortile
il mihrab




















Quasi nascosti, dietro vecchie abitazioni, si intravedono dei minareti. Ci dirigiamo verso di essi ed ecco che ci appare una inconsueta costruzione: è il Chor-Minor. Questa madrasa, di forma rettangolare, presenta la particolarità di avere quattro minareti posti agli angoli. I quattro minareti sono coronati da una cupola blu con decori diversi l'uno dall'altro. Tali minareti sono realizzati in rappresentazione delle quattro religioni principali. Di fronte all'edificio della madrasa si trova una vasca (Khauz) rivestita con blocchi di pietra.
madrasa di Chor-Minor

Chor-Minor


























E' l'ora di pranzo e ci rechiamo in un ristorante nei pressi della piazza Lyabi-hauz. Il caldo è opprimente, circa 40°, per cui terminato il pranzo preferiamo ritornare in hotel per riposarci. Nel pomeriggio ritorniamo in centro che troviamo sempre più affollato per l'imminente festa.
Girovaghiamo per la città e ci imbattiamo nella madrasa Abduraxmoni Alam (realizzata nel XIX secolo), nelle vicinanze una delle tante vasche (hauz) di Bukhara, oggi non più utilizzata per le necessità della popolazione ma che fa la felicità dei bimbi alleviando loro  la forte calura.

Ritorniamo nella piazza Lyabi-Hauz, qui ci aspetta un piccolo spettacolo di danze tradizionali uzbeke, attraversiamo il portale della madrasa di Kukeldash e ci ritroviamo in un ampio cortile arredato con tavoli e sedie disposti a corona di un ampio spazio che fa da palcoscenico. In fondo alcuni musicisti accompagnano l'esibizione del gruppo e, sul finire, un piccolo defilè di moda con abiti di chiara ispirazione uzbeka.

interno della madrasa di Kukeldash: in attesa di uno spettacolo di danze tradizionali 



Lo spettacolo è terminato, andiamo a cena nel vicino ristorante, sul bordo della grande vasca. Il luogo è molto affollato ma noi siamo un pò defilati e la cena si svolge lietamente, allietata da musica tradizionale uzbeka.
  




Rientriamo in hotel e andiamo subito a letto, domani ci aspetta un'altro lungo tratto in autobus fino a Samarcanda.


29 - da Bukhara (Bukhoro) a Samarcanda (Samarqanda)




Alle 8 siamo già in bus diretti a Samarcanda. Il nostro itinerario prevede di raggiungere Samarcanda percorrendo la M37 fino a Navoy quindi effettueremo una deviazione verso Nord per raggiungere Nurota per poi ritornare indietro e riprendere, a Navoy, la M37 fino alla nostra meta.

























La prima sosta la effettuiamo dopo poco più un'ora a Giduvan. Qui visitiamo  un celebre laboratorio di ceramiche, quello di Abdullo Narzullaev. Questo laboratorio ha una tradizione antichissima che si tramanda da padre in figlio (siamo alla sesta generazione). Molte delle ceramiche qui prodotte si trovano in vari musei e collezioni private, esse sono prodotte seguendo tecniche antiche e inalterate: la macinatura dell'argilla viene ancora effettuata mediante un'antica macina mossa da un asinello, i forni sono in argilla e la ceramica viene realizzata con una sola cottura.
dal museo di Abdullo Narzullaev
foto tratta dal sito www.folkceramic.uz
foto tratta dal sito www.folkceramic.uz
Lasciamo il laboratorio di Abdullo e ci rechiamo nella vicina madrasa di Ulugh Beg. Realizzata tra il 1432 e il 1433 è questa una delle tre madrase costruite dal nipote di Tamerlano. Coronata da un curatissimo giardino di rose ci appare in tutto il suo splendore, non è molto grande ma risulta bel proporzionata e splendidamente decorata.

l'ingresso del caravanserraglio
Risaliamo sul bus e poco prima di Navoiy facciamo una breve sosta per visitare il sito di un caravanserraglio. Questa struttura un tempo offriva riposo per i viandanti e ricovero per le loro bestie. Qui si scambiavano le merci e si commerciava. Erano una sorta di stazioni di servizio, motel e centri commerciali. Ormai sono rimaste sole le mura esterne e la base di quelle che limitavano i vari ambienti. Poco lontano una piccola cisterna per la raccolta delle acque.





Riprendiamo il viaggio, attraversiamo il piccolo centro di Tavoiy e da qui inizia quella che gli Uzbeki chiamano steppa. Proseguiamo per un lungo rettilineo quindi il nostro bus rallenta: siamo ad uno dei consueti posti di blocco, lo attraversiamo lentamente sotto la stretta sorveglianza dei poliziotti.
La strada ora inizia a salire e attorno a noi il territorio è sempre più brullo, quasi desertico.

Stiamo attraversando un'area montuosa chiamata Kara-Karga-Chashme e a circa un chilometro dal passo ci fermiamo. Sulla nostra sinistra, sulle rocce, vi sono numerose incisioni rupestri dell'età del bronzo.

























Valichiamo il passo, siamo a circa 810 metri di altitudine e davanti a noi si estende una vasta vallata: Scendiamo per una lunga strada rettilinea fino ad un piccolo villaggio (Debaland) che attraversiamo senza fermarci. Questa un tempo era una zona ricca di fortezze. Con la perdita delle loro funzioni non ne venne più curata la manutenzione e ora, essendo state costruite con mattoni crudi e fango, di tutto ciò è rimasto ben poco e solo un'attenta visione di alcuni irregolari rilievi ne permettono l'individuazione.
Raggiungiamo Nurata, fondata  da Alessandro Magno nel 327 a.C., e davanti a noi appare quello che in lontananza sembra un piccolo rilievo: siamo in presenza della fortezza di Alessandro.
sullo sfondo i resti della fortezza di Carlo Magno
Un triplice arco finemente decorato ci introduce in una vasta area, molto curata nella quale si trovano la moschea di Namazgokhe del XVI secolo e il mausoleo dello sceicco Abu Nuri Bagdhali del IX secolo. Vi è anche una pozzo e una vasca, considerata sacra, nella quale si trovano innumerevoli pesci. Si tratta della sorgente di Chashma, sgorgata nel punto in cui Hazrat Alì, genero del profeta Maometto, conficcò il suo bastone nel terreno. Ancora una volta ritroviamo la stessa leggenda, in luoghi e con personaggi diversi.






















moschea di Namazgokhe














E' già l'ora di pranzo, risaliamo così sul bus per raggiungere una casa uzbeka ove ci aspettano per il pranzo. E' questa una di quelle occasioni che ci permette di prendere contatto con la popolazione e condividere con loro i cibi più autentici di questo paese.
a pranzo in una casa Uzbeka
La strada più diretta per Samarcanda è interrotta per cui ritorniamo indietro verso Navoiy e qui imbocchiamo la M37. E' una strada a 4 corsie separate. Si potrebbe andare a velocità sostenuta ma essendo un percorso utilizzato da tutti compresi carretti, persone, animali l'andatura non può che essere molto bassa. Ai lati della strada si vede una fila ininterrotta di piccole abitazioni contadine ad un piano ove spesso sostano bovini o pecore accuditi da vecchi e ragazzi mentre uomini e donne sono chini nei campi. La vita sembra qui svolgersi con ritmi molto lenti e antichi.
Anche in questo tratto di strada i lavori di rifacimento fervono alacremente e anche questa arteria è disseminata di posti di sorveglianza e a volte siamo costretti a fermarci per fornire loro la documentazione della nostra presenza nel paese. Attraversiamo vari centri abitati: Aktash, Kattakurgan, Ishtykhan per noi impronunciabili e finalmente giungiamo alle porte di Samarcanda.

Entriamo in città e poco prima di arrivare in hotel vediamo scorrere davanti a noi le sagome inconfondibili degli edifici del Registan. Giunto in hotel ed espletate le solite formalità esco subito per raggiungere il vicino complesso del Registan, non voglio perdere l'occasione di fotografare questi splendidi monumenti con la calda luce del tramonto.
complesso del Registan

complesso del Registan: cupola della madrasa Tilya-Kori
complesso del Registan: madrasa Tilya-Kori
complesso del Registan: facciata della madrasa Sher Dor 

madrassa Ulugh Beg 
Domani avremo modo di visitare questa splendida città, centro di notevole importanza sulla via della seta, che fu la capitale di Tamerlano. La storia della città risale a oltre 2500 anni. Nel corso di questi anni la città ha conosciuto distruzioni e rinascite. In essa si sono avvicendati Alessandro Magno, Gengis Khan e infine Tamerlano e suo nipote Ulugbek (Ulug Beg) sotto cui la città attraversò un lungo periodo di pace e prosperità. E' sotto il regno di Tamerlano e Ulugbek che Samarcanda divenne un grande centro culturale dell'Asia e si arricchì di splendidi monumenti.

30 - Samarcanda (Samarqanda)

Iniziamo la nostra giornata a Samarcanda molto presto e alle 8,30 inizia il nostro tour. La prima meta è la moschea di Bibi Khanum
moschea di Bibi Khanum
la moschea di Bibi Khanum 
E’ questa una moschea che ha avuto una vita molto travagliata. Doveva essere la più grande e bella fino allora costruita e, in effetti, lo era ma ben presto iniziò a sgretolarsi (quando ancora non era del tutto terminata) probabilmente a causa di una non corretta progettazione e della fretta nella sua costruzione imposta da Tamerlano. In seguito l’azione del tempo, i terremoti e le guerre accentuarono la sua rovina. Solo da qualche anno si sta cercando di riportarla agli antichi splendori. Nel tempo molte sono le leggende che si sono tramandate su questa moschea (forse a giustificazione della sua rovina) ma quella che riguarda Bibi Khanun è la più affascinante ed ecco una delle tante versioni:
Si narra che Tamerlano costruì la moschea in onore della moglie Bibi Khanum. Poiché tale moschea avrebbe dovuto superare in dimensioni e splendore tutte le altre, vennero reclutate le migliori maestranze. La costruzione che inizio nel 1399 e durò cinque fu affidata ad un architetto iraniano. Durante la costruzione l’architetto si innamorò di Bibi Khanum e, per non tornare in patria, rallentava volutamente la costruzione. Alle sollecitazioni della principessa l’architetto promise che avrebbe terminato i lavori se gli avesse dato un bacio. La donna pur di far completare la costruzione in tempo per il ritorno del marito, impegnato in una delle tante campagne militari, acconsentì. Il bacio però, a causa della smisurata passione dell’architetto, lasciò un’ ustione sulla sua guancia. Temendo di essere scoperta Bibi Khanum si coprì il volto con un velo (chador) e impose a tutte le donne di fare lo stesso. L’espediente, naturalmente, non funzionò e Tamerlano la fece murare all’interno delle mura della moschea. Secondo la credenza popolare da allora iniziò la lenta dissoluzione della costruzione. 

moschea di Bibi Khanum - lato est
uno dei quattro minareti posti agli angoli della moschea (sud-est)
moschea Bibi Khanum  vista dal cortile interno 
particolare del rivestimento
cortile interno
moschea Bibi Khanum - lato sud

Proseguendo con la nostra visita siamo sempre più colpiti dalle dimensioni di questa costruzione e possiamo solo immaginarne la grandiosità che ebbe. Raggiungiamo l’interno ove troviamo un grande leggio che serviva per sorreggere il grande corano di Osman. Anche qui si è sviluppata una leggenda. Si dice che le donne non fertili devono passare sotto il leggio per tre volte per risolvere il loro problema.
leggio del Corano di Osman - cortile interno
Lasciamo la moschea e facciamo una breve visita al vicino mercato.
Come tutti i mercati anche questo è molto vivace e frequentato; è un mercato essenzialmente agricolo e in esso si trova una notevole quantità di prodotti, tra cui anche il tipico pane uzbeko e una grande varietà di dolci a base di zucchero, miele, frutta secca.




Lasciamo il mercato e raggiungiamo il Registan, il centro di Samarcanda. Questa splendida piazza  è delimitata su tre lati da tre madrase: Ulugh Beg del 15° secolo, Sher-Dor  e Tilya-Kari del 17° secolo.


piazza Registan: madrasa di Ulugh Beg , Tylya Kori  Sher Dor 
La madrasa Ulug Beg fu costruita dal nipote di Tamerlano in soli tre anni, dal 1417 al 1420 e in essa vi dette lezioni di astronomia e matematica fino alla sua morte. Sulla facciata vi sono riferimenti matematici e stelle a testimonianza della sua passione per l'astronomia. La madrasa poteva ospitare oltre cento studenti e all'interno di essa vi erano le aule per le lezioni, le celle degli studenti e una moschea. Tutte le pareti sono finemente decorate.
il prospetto sul Registan
la facciata dal cortile
particolare della volta decorata con muqarnas

Di fronte ecco la madrasa Sher Dor caratterizzata dal grande portale con rappresentate due grandi tigri


la madrasa Sher Dor

Entriamo nel cortile, ora diventato un piccolo bazar ad uso e consumo dei turisti, in esso troviamo vari artigiani tra cui un maestro nell'arte della realizzazione di strumenti musicali tradizionali che ci dà una dimostrazione della sua arte suonando vari strumenti.


Ed ecco Tylya Kori, una splendida madrassa realizzata tra il 1646 e il 1660 dal sovrano di Samarcanda Yalangtush bakhadur, il cui interno presenta delle ricche decorazioni dorate 
la madrasa Tylya Kori




Un altro splendido monumento è legato al nome di Tamerlano: il Gur-i-Amir. Questo edificio dall'alto portale decorato con muqarnas e con una grande cupola a costoni di un verde turchese smagliante fu realizzato per il nipote di Timur morto giovanissimo. In seguito, nel 1405, accolse anche le spoglie di Tamerlano e divenne un mausoleo.
mausoleo di Tamerlano

decorazioni a muqarnas
il cortile interno del mausoleo


la tomba di Tamerlano (a sinistra) e quella del nipote


Tamerlano ( Timur lo zoppo)
La prossima tappa è il museo archeologico che ospita alcuni reperti dell'antica Afrosiab, conquistata da Alessandro Magno nel 329 a.C. e, in seguito, distrutta dai mongoli di Gengis Khan nel 1220. Da questa città ebbe origine Samarcanda. Di Afrosiab sono state ritrovate le mura e vari edifici, in uno di esso fu scoperto un grande affresco (visibile nel museo) che rappresenta una carovana di importanti personalità e ambasciatori in visita al re e, seppure parziale e danneggiato, rende l'idea dell'importanza della città.
il museo di Afrosiab









porzione di affresco - foto tratta da internet



Non possiamo non visitare quel che resta dell'osservatorio astronomico di Ulug Bek. Realizzato nel 1428/29 su di una collina era, in origine, di tre piani e con una cupola di 46 metri. L'osservatorio era fornito di un goniometro con un raggio di 40 metri e orientato su meridiano da sud a nord. Oggi di questa splendida struttura, che permise di ottenere misurazioni molto precise, rimane solo la parte sotterranea del cerchio graduato.
parte del grande cerchio graduato

Terminiamo le nostre visite  recandoci alla necropoli di Shacki Zinda.
planimetria tratta da "Medioevo- Samarqanda" di Franco Bruni
 La necropoli Shahi Zinda (il re vivente), situata su di una collina da cui domina Samarcanda, si è sviluppata attorno alla tomba di Kusama ibn Abbas, cugino di maometto. Secondo le cronache Kusama ibn Abbas arrivò a Samarcanda nel 676 per diffondere la religione islamica e venne ucciso mentre era intento alla preghiera. la leggenda vuole che Kusam ibn Abbas abbia lasciato questo mondo da vivo e che continui a vivere nella cripta sotto la moschea dove pregava. per questo motivo venne chiamato "il re vivente". La sua tomba diventò meta di pellegrinaggi e intorno al suo mausoleo cominciò a crescere il cimitero per opera delle persone più in vista e potenti della città che volevano "riposare" accanto al Santo. Lo sviluppo della necropoli  comprende circa venti mausolei costruiti tra l’XI e il XIX sec. 







Percorriamo la stretta strada di questa sorta di villaggio dei morti ai cui lati si innalzano i monumenti funebri dei personaggi più famosi della città. Lo splendore di alcuni mausolei toglie il fiato tanto ricchi e preziosi sono i rivestimenti.

























Abbandoniamo questo luogo lasciando i pellegrini intenti alle loro preghiere e ridiscendiamo verso la città.




























La nostra visita a Samarcanda si conclude qui, volgendo lo sguardo, per un'ultima volta, sulla città.

31 - da Samarcanda a Termez (Termiz)


Alle 7,30 siamo già nel bus, usciamo dalla città e imbocchiamo la A378. Siamo in viaggio da oltre un'ora e attraversiamo un territorio con vari centri abitati dai nomi impronunciabili.

Ci addentriamo in un'area dove spesso le coltivazioni lasciano spazio a terreni brulli ove il bestiame fa fatica a trovare nutrimento. Sullo sfondo gruppi di edifici tradizionali in mattoni di fango.






Ed ecco l'ennesimo posto di controllo della polizia. Da ora in poi si faranno sempre più numerosi ma li attraverseremo sempre con tranquillità e abbastanza rapidamente.

Raggiungiamo Chiroqchi, ormai non manca molto alla nostra prima tappa e dopo poco più di mezz'ora siamo alla periferia di Shakhrisabz, la città natale di Tamerlano. Da lontano ci appaiono maestose le rovine del palazzo Ak-Saray che qui si fece costruire.
Ci dirigiamo verso il palazzo in un gran fervore di lavori. E' in via di ultimazione una grande strada di accesso al sito. Per realizzare quest'opera è stata smembrata parte della vecchia città abbattendo numerose abitazioni del centro storico, un'operazione che se permette di esaltare il monumento più importante della città ha anche distrutto quel tessuto urbano tradizionale testimonianza storica di questa città.
Grandi viali, giardini e monumenti sorgono velocemente la dove prima si abitava, si viveva. Una profonda ferita nel cuore della vecchia città.

monumento a Amir Timur

Ed ecco ciò che rimane del palazzo di Tamerlano. Anche qui fervono i lavori per recuperare, restaurare quel poco che ci è giunto e le antiche mura della città. Secondo la documentazione pervenutaci il palazzo era costituito da vari edifici raggruppati intorno a cortili con quello principale di 120 metri di larghezza e 240 di lunghezza mentre l'altezza del portale principale del palazzo si pensa raggiungesse i 70 metri. Ora possiamo solo ammirarne alcuni pilastri e parte del portale, il resto possiamo solo immaginarlo.
Ak-Saray
































































Lasciamo questo luogo per una breve visita alla moschea di Kok-Gumbaz, costruita nel 1437 da Ulug Beg. Presenta vari problemi dovuti ad infiltrazioni di acqua dalle cupole e umidità del terreno. L'interno non è in ceramica ma finemente decorato con pitture ma in cattivo stato a causa dell'umidità.
E' tardi e ci aspettano per il pranzo che gusteremo presso un'abitazione privata, un'altra occasione per un contatto con la popolazione locale e gustare la vera cucina uzbeka. E' questa un'opportunità, che si da ad una famiglia uzbeka di incrementare il proprio reddito e per noi apprezzare la grande ospitalità di questo popolo. Lasciamo Shakhrisabz e imbocchiamo la M39. Procediamo lentamente anche perché oltre a percorrere una tratto di strada dal fondo disagevole attraversiamo una serie di piccoli centri. Siamo ormai nei pressi di Guzor, abbiamo ancora molta strada da fare.
Passiamo oltre e la strada inizia a salire, intorno a noi un territorio brullo e roccioso, quasi desertico. Lungo la strada si intravedono solo piccoli, sparsi gruppi di edifici. Giungiamo a Dekhkanabad, un piccolo centro a poco più di 800 metri di altitudine e senza alcun servizio. E', questa, una zona ricca di gas e numerosi sono i centri di estrazione. La strada è in rifacimento e a volte si ha l'impressione di essere all'interno di un cantiere. Ci fermiamo in un posto di blocco, siamo in un'area di confine, a ovest abbiamo il Turkmenistan e a sud l'Afghanistan. Anche qui si avvicinano venditrici di formaggio che ci offrono il loro prodotto nelle classiche forme a cubetti o palline.
un topografo all'opera
Superato il controllo procediamo lungo la strada, sempre in costante salita, fino a raggiungere il passo di questa catena montuosa (Ak-Nazar) a quota 1578 (così segna l'altimetro del mio smartphone). Iniziamo la discesa e il fondo stradale peggiora ulteriormente a causa dei lavori in atto. Andiamo avanti fino al prossimo posto di blocco. Questa volta non è un semplice controllo visivo. La nostra guida prende il pacco di fotocopie dei nostri documenti e si reca nell'ufficio del posto di polizia. Vengono ritirati le fotocopie, controllano i documenti del tour operator e ci danno il via per ripartire. La strada non è addolcita da ponti o gallerie e segue l'andamento del terreno.









Raggiungiamo un'area verde e ci fermiamo nei pressi di un maestoso platano centenario, nel suo tronco è stata addirittura ricavato un piccolo rifugio protetto da una porta. Il posto richiama i turisti di passaggio e nei pressi della pianta sono stati allestiti dei banchi per la vendita di generi di ristoro, immancabile il formaggio duro dalle forme più varie.




la piccola casa ricavata all'interno del platano

Riprendiamo il nostro viaggio e, poco dopo, all'incrocio per Boysun, imbocchiamo la strada in direzione Sherabad. Siamo sempre sui 1000 metri e la strada è sterrata, non si superano i 30 Km orari. Il tracciato scende velocemente e alle porte di Sherabad troviamo un altro posto di polizia. Il fondo stradale è ora in asfalto e rimangono circa 60 Km per Termez. Stiamo percorrendo una strada che si sviluppa lungo il fiume Amu Darya, al di là c'è l'Afganistan. Entriamo in Termiz in serata.


1 - Termez (Termiz)

Termez è una  delle più antiche città dell'Asia centrale (nel 2002 sono stati festeggiati i 2500 anni dalla nascita). Fu uno dei centri buddisti più importanti. Distrutta da Gengis Khan nel 1220 fu ricostruita ad est della città vecchia.
Saliamo sul bus per recarci alla necropoli di Sultan Soadat e dopo pochi chilometri ecco un primo posto di controllo. Solo un veloce controllo visivo e possiamo continuare verso la nostra meta.
I primi edifici (vi sono 17 mausolei) del complesso di Sultan Saodat risalgono al XI secolo. Il sito ebbe origine e si sviluppò attorno alla sepoltura di Ayyid Hasan el Emir, appartenente ad una potente dinastia della zona.

Non molto distante si trova l'antica fortezza "Kirk Kiz" (quaranta ragazze). Nel tempo tale complesso è stato considerato a volte un palazzo, un'abbazia, un caravanserraglio. Di forma quadrata ha un perimetro di circa 300 metri e ai quattro angoli presenta delle torrette cilindriche, è diviso in quattro parti uguali con al centro un piccolo cortile quadrato. La sua costruzione si fa risalire al XIV-XV secolo e la sua struttura è ancora pienamente leggibile nonostante sia realizzato in mattoni crudi. Una leggenda narra che qui la principessa Gulaim e le sue quaranta ragazze (da cui il nome alla fortezza) lottarono strenuamente contro le incursioni nomadi.
una ricostruzione in scala della fortezza (dal museo archeologico)

l'ingresso principale della fortezza




Raggiungiamo, a nord ovest della città, una zona di confine sotto restrizioni militari. In essa si trovano il monastero buddista di Kara Tepe, la torre stupa di Zurmala e il complesso Kushana Faiaz Tepa
modellino del complesso buddista di Fayaz Tepa




Purtroppo non è possibile visitare il monastero per cui proseguiamo per il mausoleo di Al Khakimi Termizi. Eretto nel IX secolo in onore del filosofo sufi Al Kahim, fondatore dell'ordine dei dervisci e santo patrono della città si trova nelle immediate vicinanze del confine Afgano e dei resti dell'antica Termiz che si affacciava sull'Amu-Darya. Tale mausoleo, principale luogo sacro della città, è meta di pellegrinaggi e in alcuni giorni è notevolmente affollato.
il mausoleo di Khakimi Termizi










il monumento funebre di Al-Khakimi

decorazioni interne con pitture
una famigliola di ritorno dalla visita al mausoleo
Da molte parti del paese giungono qui in pellegrinaggio percorrendo numerosi chilometri e con i mezzi più vari.
una coppia di pellegrini dopo la visita al mausoleo

























Nelle immediate vicinanze vi sono i resti di quella che fu l'antica Termiz, città fortificata e protetta da mura, che si affacciava sul fiume e da cui controllava i traffici. Purtroppo trovandosi al di là della recinzione che delimita la zona di confine non è possibile visitarla.
ricostruzione grafica dell'antica città di Termiz

le mura della città

la città murata e la recinzione del confine Uzbeko-Afgano 

























E' molto tardi, ritorniamo in città per il pranzo che consumiamo con molto calma cercando di recuperare un po di forze e godendoci l'aria condizionata. Al termine ci sorprende un caldo pazzesco, siamo su 38° gradi ma ci facciamo forza per l'ultima visita a cui non è possibile rinunciare: il museo archeologico.




Termina cosi la nostra visita a Termez, ritorniamo in hotel per un pò di riposo e preparare le valige, in serata ci attende l'aereo per Taskent e domani mattina il ritorno in Italia.