Cina

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Shanghai - Pudong e il fiume Huangpu

venerdì 1 settembre 2017

IRAN (PERSIA)

giugno 2017



Quando feci il viaggio in Uzbekistan rimasi affascinato dalla grandiosità e ricchezza della sua architettura, dei suoi palazzi, moschee e madrase che hanno impreziosito le antiche città distribuite lungo la via della seta. E’ stato naturale per me seguire questo filo conduttore e non potendo più andare in Siria e Iraq non mi è rimasto che visitare l’Iran, ancora ricca di testimonianze dell’antico splendore. La Repubblica Islamica dell'Iran (l’antica Persia) si trova al centro di un’area molto critica per la sua instabilità politica, infatti confina a Ovest con la Turchia e l'Iraq; a Nord con il Turkmenistan, l'Azerbaigian e l'Armenia, oltre al Mar Caspio; a Est con il Pakistan e l'Afghanistan, mentre a Sud è delimitato dal Golfo Persico e dal Golfo dell'Oman. Si trova quindi ad essere un paese cerniera tra mondo arabo e mondo asiatico pur non appartenente a nessuno dei due. La storia di questo paese è lunga e complessa per cui riporto solo una breve cronologia.

VI sec. a.C.
I Medi fondano un impero che si estendeva dall’Azerbaigian all’Asia centrale
546 a.C.
Ciro il Grande fonda l’impero degli Achemenidi, durato fino al 331 a.C.
520 a.C.
Inizio della costruzione di Persepoli sotto Dario I
334 a.C.
Alessandro Magno sottomette i Persiani
661
Gli Arabi Conquistano la Persia e inizia l’islamizzazione con l’abbandono dello Zoroastrismo
680
Martirio di Hussein a karbala. Scissione dell’Islam in Sciiti e sunniti
1219-1500
Dominio mongolo della Persia
1501-1736
Dominio dei Safavidi. Ismail I, nel 1501, rifonda l’Impero persiano e adotta lo sciismo come religione di Stato
1736-1925
Dinastia Asfharidi, Zand, Qajar
1921
Colpo di stato di Reza Khan Pahlavi
1925
Inizia la dinastia Pahlavi. Si inizia un’era di rinnovamento e l’introduzione di un sistema di istruzione laico.
1939
Scoppia la seconda guerra mondiale. L’Iran si dichiara neutrale.
1941
L’Urss e la Gran Bretagna invadono l’Iran. Reza abdica in favore del figlio Muhammad Reza
1951
Muhammad Mossadeq, leader del fronte Nazionale, diviene primo ministro. Nazionalizzazione dell’industria petrolifera
1953
Colpo di stato. Lo shah fugge a Roma.
1963
Rivoluzione bianca. Lo shah varia una serie di riforme non sufficienti a risolvere i problemi dell’Iran.
1971
Celebrazioni a Persepoli dei 2500 anni della monarchia
1975
Lo Shah mette al bando tutti i partiti
1978
Inizio di imponenti manifestazioni contro lo Shah e sanguinose repressioni.
16/1/1979
Lo Shah abbandona l’iran
30/1/1979
Rientro in Iran dall’esilio dell’Imam Khomeini
31/3/1979
Un referendum istituzionale approva la Repubblica Islamica
1980
Inizio della rivoluzione culturale
22/9/1980
Inizio della guerra con l’Iraq
16/8/1985
Khamenei viene eletto presidente della repubblica
1988
Fine della guerra con l’Iraq
1989
Muore Khomenei, Khamenei è nominato nuova guida suprema e Rafsanjani presidente della Repubblica
1997
Khatami viene eletto presidente della Repubblica
2001
Khatami rieletto presidente della Repubblica
2005
il laico Ahmadinejad eletto presidente della Repubblica
2009
Ahmadinejad rieletto presidente della Repubblica. Manifestazioni in tutto il paese contro la sua elezione
2010
Il consiglio di sicurezza dell’Onu vara sanzioni all’Iran per il suo programma nucleare
2013
Il moderato Rouhani vince le elezioni presidenziali
2015
Accordo sul nucleare iraniano
2016
All’elezione per il parlamento e l’assemblea degli esperti vince la lista moderata di Rouhani
2017
Viene rieletto Rouhani

l'impero persiano al suo massimo splendore (490 a. C.) - da Vikipedia

i confini attuali dell'Iran


17 giugno 2017 - Tehran


Sorvoliamo un territorio quasi desertico, ed ecco che si intravede una città che si sviluppa in una vasta pianura e, in parte, sulle alture. Un ampio e lungo viale che si spinge verso la catena montuosa di Elboruz (Alborz), la divide. Siamo giunti a Teheran. Espletate le solite pratiche prendiamo contatto con la nostra guida e ci dirigiamo subito verso il nostro hotel. Durante il tragitto ci appare una città caotica, forse sviluppatesi troppo in fretta e all'apparenza senza alcuna regola. Qua e là si intravedono cupole e minareti, soffocati da orribili palazzoni in cemento armato. Non ci sarà tempo per un primo approccio alla città, la cena è tra poco e la stanchezza del viaggio si fa sentire per cui rimandiamo le visite a domani e, in parte, all'ultimo giorno del nostro tour che toccherà le principali città iraniane e il deserto di kavir.


Il programma del nostro viaggio


1
17 giugno 2017
Bologna - Tehran
2
18
Tehran - Gamsar
3
19
Gamsar – Semnan - Damgham
4
20
Damgham – Mesr – Khur  (Khor Biabanak) – deserto del Kavir
5
21
Khur – Chak Chak - Yazd
6
22
Yazd – Tomba di Ciro (nei pressi di Pasagarde) - Shiraz
7
23
Shiraz
8
24
Shiraz – Persepoli e Naqsh-e-Rustam – villaggio di Izadkhast - Isfahan
9
25
Isfahan
10
26
Isfahan – Khashan – Qom -Tehran
11
27
Tehran - Bologna

Tehran divenne capitale nel 1786. E' situata alle pendici dei monti Elboruz e si sviluppa verso Sud creando due agglomerati che raggiungono un dislivello di circa 800 metri raggiungendo i 1900 metri di quota a Nord (città alta) dove si sono sviluppati i quartieri residenziali e si trovano le costruzioni più eleganti. Il lungo viale che abbiamo visto dall'alto fu voluto da Reza Khan nel 1925 all'orché, con un'operazione urbanistica discutibile, abbatté i bastioni delle mura dell'antica città e con essa parte del vecchio tessuto urbano per realizzare l'asse attorno a cui si sarebbe sviluppata la capitale. 


sullo sfondo i monti Alborz che fanno da cornice alla città






































18 giugno 2017  - Tehran


Facciamo una veloce puntata al bazar che si estende nel cuore della città vecchia. Non ha il fascino del gran bazar di Istanbul e data l'estensione ne visitiamo solo una piccola parte. Non ci tratteniamo molto e lasciamo questo luogo per recarci al vicino palazzo Golestan, la residenza storica della dinastia reale Qajar.


la copertura di una delle tante gallerie del bazar



palazzo Golestan







sullo sfondo la veranda del trono di marmo

il trono di marmo
In realtà bisogna parlare di complesso Golestan, essendo questo un insieme di palazzi circondati da un lussureggiante giardino e racchiusi, un tempo, all'interno delle mura della cittadella (abbattute da reza Khan).  Oggi questo complesso è circondato da innumerevoli palazzoni e solo l'ampio giardino permette di isolarsi dalla vita convulsa della città.  Il palazzo, conosciuto anche come palazzo dei fiori, è il più antico dei monumenti presenti a Tehran e fu costruito tra il 1524 e il 1576. In esso furono incoronati Reza Khan e Mohammad Reza Pahlavi e utilizzato dai sovrani per cerimonie e ricevimenti, oggi ospita innumerevoli strutture e musei.


pietra tombale dello shah Nasser al Din

l'ampia e splendente scalinata che porta al piano superiore
Una grande e splendente scala porta al piano superiore ove si trova un maestoso salone luccicante di specchi che contiene in bella mostra il trono del pavone tempestato di  pietre preziose. In realtà quello che vediamo è solo una copia dell'originale trono che si trova invece al museo dei gioielli.
alcuni splendidi decori in ceramica



Lasciamo Golestan e ci dirigiamo verso il museo nazionale dell'Iran costituito dal museo dell'Iran antico (Iran-e-bastan) e da quello dell'era post islamica.
L'Iran-e-bastan è un edificio in mattoni ad un piano con un ampio ingresso a volta.


Qui, in una nicchia, è posto un piccolo cilindro in terracotta. E', questa, una copia del cilindro di Dario I, oggi esposto al British Museum di Londra. Il piccolo blocco di terracotta di 22,5 x 10 cm. riporta una scrittura cuneiforme del re persiano che viene considerata come la carta dei diritti dell'uomo per i principi di tolleranza e libertà che in essa sono elencati.
il cilindro di Dario I






Entriamo nell'ampia sala e siamo subito colpiti dalla presenza di un grande bassorilievo, scoperto nel 1938 da Erich F. Schmidt,  che rappresenta un'udienza reale di  Dario ISubito dietro il figlio Serse

Il sovrano ha in mano lo scettro e un mazzo di fiori di loto

Davanti al sovrano un Mede si avvicina porta la mano davanti la bocca in segno di rispetto
volto di un Lamassu (divinità protettiva mesopotamica)
Altro pezzo interessante è un'iscrizione cuneiforme a tre lingue che proclama la potenza di Serse.
la tavoletta presenta una iscrizione in persiano antico, accadico ed elamita
Continuiamo il nostro percorso tra le sale del museo tra tori in terracotta, mastini in bronzo e altri innumerevoli reperti.
Farah Diba
Non possiamo non visitare il museo nazionale dei gioielli. E' situato all´interno di un grande caveau nella Banca Centrale dell’Iran. All´interno possiamo osservare una tra le collezioni di gioielli più importanti al mondo, accumulata attraverso i secoli dalle dinastie persiane. Nel museo sono custoditi gioielli che datano dalla dinastia Safavide in poi (1502-1736). Tra i pezzi più importanti e costosi vi erano due tra i diamanti più grandi al mondo, il Koh-i-Noor e il Darya-ye Noor. Il diamante Koh-i-Noor alla metà dell’Ottocento passò a far parte dei gioielli della Corona britannica, mentre il Darya-ye Noor è presente tuttora in Iran. Altro pezzo notevole è un trono tempestato di gioielli frutto delle ultime campagne militari dello shah Nadir Afshar in Afganistan e India (1729). Purtroppo non è possibile scattare delle foto pertanto riporto alcune immagini trovate su internet.


corona dello shah Fath-Ali ( corona Kiani)

mappamondo

trono di Nadir
Al termine della visita rientro in hotel per il pranzo e quindi ci rimettiamo subito in viaggio. Dopo i consueti controlli ai posti di blocco della polizia imbocchiamo la 44E in direzione Damghan. Attraversiamo un territorio desertico che non offre nulla di interessante, qualche cespuglio quà e là e null'altro; dopo poco più di tre ore raggiungiamo Garmsar, una cittadina di 40000 abitanti.

in attesa della partenza - da sinistra: Giorgio, Amos, Sandro, Enzo, Mario






















Finalmente giungiamo al nostro hotel. E' una struttura che riprende un vecchio caravanserraglio con le camere e gli spazi comuni che si sviluppano intorno ad un giardino. Purtroppo le unità abitative sono piccole, basse e con il tetto a cupola. Non certo ideali per il soggiorno e nonostante la presenza di un condizionatore trascorrerò una notte insonne. Sistemati i bagagli faccio una breve perlustrazione dei dintorni. In zona vi sono i resti di un vecchio caravanserraglio con le sue strutture in muratura di mattoni crudi di fango.


Il caravanserraglio:

La struttura che oggi possiamo assimilare agli antichi caravanserragli è una sorta di grande complesso nel quale troviamo un motel, un distributore di carburante, un centro commerciale. Nel caravanserraglio era possibile vendere e comprare merci con in più vari servizi al soddisfacimento dei bisogni degli uomini e degli animali. Queste grandi strutture venivano poste lungo le strade ad una distanza di 30/40 km, la massima percorribile dalle carovane. La sua struttura architettonica risulta molto semplice (un cortice centrale attorno a cui si sviluppano i vari ambienti) anche se le diverse condizioni ambientali ne hanno arricchito l’impianto originario. Vi sono però alcuni elementi comuni come un ingresso abbastanza ampio da permettere il passaggio delle carovane di cammelli a pieno carico, la presenza di torri cilindriche agli angoli del cortile (che poteva essere quadrato o rettangolare), la presenza di spazi separati per gli uomini e gli animali. Inoltre lungo le pareti si trovavano nicchie rialzate utilizzate per il riposo, le contrattazioni etc. che potevano portare a degli spazi interni. Oltre a ciò si potevano avere 2 o 4 Iwan (le alte e profonde nicchie caratteristiche dell'architettura islamica). A secondo del luogo queste strutture potevano essere fortificate o, nelle zone montane,  avere il cortile coperto. Naturalmente, nel tempo, furono realizzati caravanserragli che si discostano dalla pianta quadrata o rettangolare, che hanno il cortile suddiviso o un piano superiore. 


Nelle vicinanze un gruppo di donne viene verso di me, chiedo loro di poter scattare una foto ma, timorose, si allontanano, solo la più giovane si mostra lieta di accontentarmi. Durante il viaggio avremo spesso prova della grande gentilezza del popolo iraniano verso gli stranieri. Spesso i giovani mostreranno interesse per noi e ci chiederanno di farsi fotografare con loro o ci inviteranno al loro desco.


i resti di un vecchio caravanserraglio


La serata si trascorre in giardino intrattenuti dal padrone di casa che si dilunga nella descrizione del recupero dell'originario caravanserraglio che sarebbe ben realizzato se non fosse per l'angustia delle camere ed il loro scarso condizionamento.




19 giugno - sulla strada per Damghan



Dopo una notte insonne, almeno per me, riprendiamo la strada per Damghan e subito dopo il villaggio di Aradan a circa 25 km intravediamo, sulla nostra destra, una costruzione bassa con delle torrette agli angoli. Siamo giunti ad un caravanserraglio che è stato recentemente restaurato ed in parte ricostruito per adibirlo a ristorante. Si trova al limite di un piccolo insediamento formato da modesti edifici in mattoni di fango.
la struttura esterna del caravanserraglio con le alte mura e le torri ai quattro angoli
La struttura di questo caravanserraglio è quella tipica e più comune: forma quadrata con un cortile interno attorno a cui si aprono delle nicchie e stanze interne che si sviluppano lungo il corridoio che segue il perimetro della costruzione.
Vista aerea del sito
una cisterna per l'acqua

l'ingresso principale del caravanserraglio

il grande Iwan che si affaccia sul cortile interno (ora sistemato a giardino) e le numerose nicchie sopraelevate

le nicchie lungo i lati del cortile interno


una delle sale da pranzo

una delle numerose nicchie interne per il riposo dei viaggiatori
Nei pressi del piccolo insediamento vi sono i resti di un vecchio caravanserraglio la cui struttura è ancora perfettamente leggibile. 
le rovine del vecchio caravanserraglio

Riprendiamo il nostro viaggio; il paesaggio non cambia se non per la presenza lungo il percorso di ruderi e degli onnipresenti caravanserragli. Giungiamo a Semnan, città che un tempo era molto fiorente essendo posta lungo la via della seta strada di grandi traffici e commerci. Siamo nella regione del Semnan, abitata solo nella sua parte settentrionale essendo il resto occupato dal deserto di sale del Dashe Kavir.

lungo la strada per Semnan
uno degli ingressi al cortile interno della moschea dell'imam

moschea dell'Imam (Sultani) costruita nel 1820. Una delle più belle dell'epoca qagiara. Possiede 4 grandi Iwan

moschea del venerdì
La moschea del venerdì, con il suo Iwan altissimo, risale al 1424. E' caratterizzata dall'avere una struttura interamente in mattoni faccia a vista tranne un lunga scritta in ceramica. Accanto si trova il minareto Seljuq alto 21 metri e realizzato, anche questo, in una muratura di mattoni molto elaborata.


l'elaborata muratura del minareto di seljuq

verso il bazar

il bazar nei pressi della moschea
Lasciamo Semnan per Damgham una delle città più antiche dell'Iran. Arriviamo nel pomeriggio e iniziamo subito con le nostre visite recandoci al tempio Tarikhaneh (la casa di Dio). E' una delle rare costruzioni del periodo Sassanide e, inizialmente, veniva usata come tempio del fuoco zoroastriano. Successivamente tale tempio fu convertito in moschea.
Consiste in un cortile di forma quadrata circondato da arcate che sorreggono in un tratto delle volte a botte appoggiate a tozzi pilastri a sezione circolare di dimensioni notevoli (altezza di 3,5 m. e diametro di 2m.). Su di un lato i pilastri sostengono un arco non creando però alcuna copertura.

l'assenza di un capitello porta ad appoggiare l'arco direttamente sulla colonna
una volta a botte

Accanto alla moschea spicca il minareto Seljuk con la sua elaborata trama di mattoni.
minareto Seljuk


Ed eccoci alla torre tombale (mausoleo) di Pire Alamdar. L'interno è molto semplice, intonacato e dipinto di bianco, senza alcuna decorazione tranne una lunga striscia che corre lungo la parete e fa da raccordo con la cupola, notevolmente più elaborato l'esterno del mausoleo nella sua parte più alta.



Terminiamo la visita con la nostra consueta puntata al bazar locale.
foto Carmen
Dopo cena usciamo per una breve passeggiata, come avremo modo di vedere nei prossimi giorni, gli iraniani si intrattengono volentieri al fresco della sera. Incontriamo molti gruppi di giovani o intere famiglie a cenare nei giardini e spesso ci invitano ad assaggiare qualcosa. Proseguendo ci imbattiamo in una rappresentazione teatrale, è una manifestazione per l'anniversario della morte dell'Imam Hossein. Un attore si stacca dal gruppo e ci invita ad assistere alla manifestazione facendo accomodare le nostre mogli su delle poltroncine. Il pubblico assiste alla rappresentazione partecipando intensamente, noi, naturalmente, non comprendiamo nulla dei dialoghi ma ci tratteniamo un po' volentieri e facciamo anche qualche ripresa.

un attore


20 giugno - da Damghan a Khur


Lasciamo Damghan e prendiamo la 81, una strada che attraversa tutto il deserto di Kavir. Attraversiamo verso sud la catena montuosa di Elbur quindi inizia un deserto piatto punteggiato da piccolissimi villaggi all'apparenza abbandonati con costruzioni  basse e in mattoni di fango.

Il Dasht-e Kavir  è un grande deserto che si estende per circa 800 chilometri di lunghezza e 320 chilometri.  L'area si estende dalla catena montuosa Elburz (Alborz) a nord-ovest al Dasht-e Lut (deserto salato) a sud-est. 

  Finalmente all'orizzonte appare una costruzione all'apparenza moderna e qui facciamo una piccola sosta per rinfrescarci e i nostri autisti ne approfittano per preparaci un gradito tè accompagnato da biscotti locali. Riprendiamo il viaggio e ad un incrocio abbandoniamo la 81 e ci dirigiamo verso Mesr.



una dolce sosta




Ed ecco che all'improvviso ci appaiono macchie sparse di vegetazione e quindi alcuni campi coltivati, segno inequivocabile della presenza sufficiente di acqua. Siamo giunti a Mesr,  un piccolo villaggio dall'aspetto per nulla invitante. Ci fermiamo presso un basso edificio ove pranzeremo. Come molte costruzioni iraniane anche questa è chiusa all'esterno con un'alta muratura e si apre verso l'interno su di un ampio cortile. In questo luogo c'è anche la base per effettuare delle escursioni nel deserto.
il villaggio di Mesr



particolare dell'ingresso

Sulla porta d'ingresso vi sono due batacchi in ferro di forma diversa. Il primo, ad anello,  era riservato agli uomini e il secondo alle donne. Il diverso suono prodotto dai batacchi permetteva a chi era in casa di sapere se davanti alla porta c'era un uomo o una donna.
il cortile interno dell'edificio su cui si affacciano gli ambienti




Rifocillati, non perdiamo tempo,  prendiamo posto su alcuni fuoristrada e via verso la nostra escursione nel deserto di sabbia. 





Al rientro dalla nostra escursione non perdiamo altro tempo e risaliamo subito sul bus per raggiungere il nostro hotel a Khur (khor). 
E' una piccola cittadina di 6000 abitanti centro della contea di Khur  e Bianak, base per escursioni nel deserto. Alla parte nuova della cittadina si affianca la vecchia città caratterizzata da case basse e realizzate con muratura di mattoni di fango.


21 giugno da Khur a Yazd


Oggi abbiamo molta strada da fare per cui subito dopo la colazione prendiamo posto nel bus e partiamo in direzione Yazd.
Marilena, Carmen, Giordano, Sandro, Tamara, Clara, Mario

Per un lungo tratto seguiamo la strada 81 quindi imbocchiamo la 68. Attraversiamo un territorio montuoso quasi disabitato tranne la presenza di qualche piccolo villaggio. Subito dopo Kharnaq facciamo una deviazione che ci porta a Chak Chak (Pir-e Sabz). E' un piccolissimo villaggio del quale non si conosce neppure il numero di abitanti. Questo luogo è famoso perché qui, sulle falde di un monte, è posto uno dei più importanti templi del fuoco zoroastriani. E' il luogo di culto degli zoroastriani, per i quali il fuoco simboleggia la liberazione dai peccati, dal male, dalle malattie che vengono lasciate bruciare nel fuoco sacro.

Lo zoroastrismo è la religione dell’antico Iran fondata da Zoroastro (Zaraustra) prima del VI sec. a.C. e fu dominante nell’antica Persia fino all’avvento dell’Islam con la conquista araba dell’impero persiano dei Sasanidi alla metà del 7° secolo. Tale religione, monoteistica, basata su tre regole fondamenta: pensare bene, parlare bene e agire bene, è tramandata attraverso l’Avestā un’ampia raccolta di testi sacri, liturgici e rituali, il cui nucleo più arcaico, le Gāthā (canti), è attribuito allo stesso Zaratustra. Oggi, nel mondo, vi sono circa 300 mila seguaci di cui 25 mila in Iran principalmente presenti nella regione di Yazd, a Tehran e a Kerman mentre la più grande comunità si trova in India.



lungo la strada per Chak Chak

dietro alcune costruzioni si trova una grotta all'interno della quale è posto il fuoco sacro










Gli autisti ci lasciano all'inizio della strada non sapendo se è possibile fare manovra con il bus.
Affrontiamo, sotto un sole cocente, la lunga scalata che ci porterà al tempio. Il percorso segue, inizialmente, la strada asfaltata e alla fine di essa scopriamo che era possibile giungere fin qui comodamente con il nostro mezzo. Da qui seguiamo un ripido sentiero al termine del quale troviamo una lunga e ripida scalinata della quale non vediamo la fine. Lungo il tragitto alcuni dei nostri compagni di viaggio desistono dal proseguire, ci aspetteranno giù. Il caldo ci opprime con i suoi 40°, fortunatamente non c'è umidità e la presenza di una fonte ci allieva la fatica. Gli ultimi metri sono talmente faticosi che mi sembra di essere uno scalatore alla conquista del K2.  Giungiamo in cima e, oltre un gruppo di edifici adibiti all'accoglienza dei pellegrini, attraversiamo una porta e ci ritroviamo in una grotta con al centro un grande braciere. E' qui che originariamente ardeva un fuoco perenne, ora il braciere è spento e solo in occasione particolari viene acceso. Ogni anno, nel mese di giugno, migliaia di Zoroastriani provenienti dall'Iran, dall'India e da altri paesi si trovano al tempio del fuoco a Pir-e Sabz.

l'interno del tempio con il grande braciere al centro.





Alla fine della visita ripartiamo per Yazd e all'arrivo iniziamo subito con le visite programmate. Yazd è una delle più importanti città dell’Iran. Trovandosi al limite del deserto di Kavir ha un clima secco e ha sviluppato nel tempo una estesa rete di Qanat (pozzi e canali sotterranei). Avendo un’estate torrida con temperature che superano i 40° i vecchi edifici possiedono, ancora oggi, delle splendide torri del vento e ambienti sotterranei. Nel luglio del 2017 Yazd è stata inclusa dall'Unesco tra i patrimoni dell'Umanità.
La prima meta è il tempio del fuoco (Atash Behram) con la fiamma eterna. Yazd conta ancora una folta comunità di fedeli zoroastriani e questo tempio è uno dei più visitati del paese.
Domina la facciata del tempio il loro simbolo più famoso: uomo barbuto e alato con un anello in mano, simbolo della fedeltà, il simbolo del cerchio della vita e due riccioli sotto le ali che rappresentano appunto la via del bene da seguire e la via del male da evitare. All'interno arde un fuoco posto in un braciere protetto da una recinzione in vetro.
 una divinità alata di Ahura Mazda è incorporata sulla porta d'ingresso del tempio









Il sacro fuoco è installato nel tempio dietro un recinto di vetro ambrato colorato
Lasciamo il tempio e raggiungiamo un luogo particolare e suggestivo: le torri del silenzio. 

Le torri del silenzio (Dakhma): nel culto zoroastriano le torri del silenzio hanno avuto un ruolo importantissimo. Esse furono utilizzate per secoli per la distruzione dei corpi dei defunti da parte degli uccelli, dato che la religione zoroastriana imponeva di non contaminare nessuno degli elementi (aria, acqua, terra, fuoco), successivamente le ossa venivano raccolte in un pozzetto centrale a ridursi in polvere. Strutturalmente consistono di due ampie aree circolari delimitate da alte mura al cui interno venivano riposti i cadaveri. Le torri vennero utilizzate sino agli anni 70 del XX secolo, quando il governo iraniano ne impose la chiusura e la modifica del culto. Oggi i corpi dei defunti vengono racchiusi in casse di pietra o cemento al fine di non contaminare il terreno. A Yazd, alla base delle torri è posto il cimitero zoroastriano.

le due torri del silenzio alla periferia di Yazd




 una lunga e ripida scalinata porta in cima ad una delle torri



la buca all'interno delle torri ove venivano riposti i resti dei defunti - foto di Sandro
sullo sfondo un āb anbār (cisterna d'acqua potabile) con due torri del vento 
edifici adibiti, un tempo, ad ospitare i parenti dei defunti
La vasta area è occupata da una serie di costruzioni che in origine erano destinate all'ospitalità dei parenti del defunto, infatti l'accesso alle torri era permesso solo a del personale che era addetto solo alla gestione della salma. In tale area si nota anche la presenza di un piccolo edificio  a cupola  con delle torri del vento , che permetteva di avere sempre a disposizione una riserva di acqua fresca. Lasciamo questo luogo fantastico e ci dirigiamo verso il centro della città. Ci appaiono alcune torri del vento (badghir) . Esse furono molto utilizzate a Yazd per climatizzare le abitazioni ed edifici con varie destinazioni: pubblici, di culto, cisterne (ab anbar) e ghiacciaie (yakhchāl). 


Funzionamento delle torri del vento (Badghir)

L'aria che entra nella torre dal lato esposto al vento si raffredda diventando più densa e scende verso il basso attraverso il condotto, la pressione dell’aria fresca spinge l’aria calda presente nell’ambiente interno che viene espulsa all’esterno tramite un’altra torre esposta sottovento. A volte però è la stessa torre provvista   di vari scompartimenti con esposizione diversa ad espellere l'aria calda.
Al fine di rendere più efficace il raffreddamento alcune torri del vento canalizzano l’aria in ingresso verso una fonte d’acqua (i qanat o altro) che evaporando la raffredda. Si genera all’interno dell’ambiente un movimento d’aria che porta all’espulsione dell’aria calda.



l'interno di una torre a più scompartimenti















Raggiungiamo il complesso Amir Chkahmagh che racchiude l'omonima piazza. Ha una struttura a tre piani perfettamente simmetrica. Sulla facciata si aprono numerose nicchie scandite da rivestimenti verticali in ceramica, decorazioni che si ritrovano nella cupola centrale e negli alti minareti. Ai lati dell'edificio si sviluppano due lunghi porticati il primo piano dei quali è adibito ad attività commerciali.
il complesso Amir Chakhmagh

particolare di uno dei due minareti


una giovane ed elegante iraniana
volti iraniani - foto di Carmen

una giovane donna iraniana - foto Giordano
un volto - foto di Giordano
un volto - foto di Giordano
Lasciamo piazza Chakhmagh e ci dirigiamo verso il nostro hotel. Il Moshir-Al-Mamalex garden hotel è il risultato della ristrutturazione di una signorile casa Qajara con le camere che si sviluppano attorno ad un ampio giardino ove risulta piacevole trattenersi in attesa della cena.

Siamo a cena e una giovane ragazza si avvicina a noi e in italiano si presenta come la figlia del proprietario dell'hotel dandoci il benvenuto. Ci dice che studia musica in Italia e presto vorrebbe iscriversi al conservatorio a Milano, quindi ci invita, a nome dei suoi genitori, a prendere dopo la cena un tè con loro. Siamo ben lieti di accettare un inatteso invito (ormai siamo avvezzi alla gentilezza e disponibilità degli iraniani verso di noi).  Alla fine della cena veniamo guidati verso un settore del grande giardino, qui troviamo una lunga tavola imbandita con intorno numerosi commensali; veniamo fatti accomodare e la ragazza ci presenta i suoi genitori che si dichiarano lieti di poter festeggiare il loro anniversario di matrimonio con noi. E' per noi una sorpresa e trascorreremo una piacevolissima serata partecipando ai festeggiamenti della gentilissima coppia di sposi. 

un momento della festa - foto di Giordano


i nostri gentili ospiti
Termina così, in allegria, una giornata molto faticosa che ci ha permesso di visitare luoghi suggestivi fino a giungere a Yazd.
foto ricordo della serata


22 giugno - da Yazd a Shiraz 



Subito dopo colazione i nostri ospiti ci salutano calorosamente augurandoci buon proseguimento per il nostro tour e noi lasciamo questo luogo lieti di aver conosciuto delle persone affabilissime che hanno mostrato per noi grande simpatia. 
Continuiamo la nostra visita a Yazd e raggiungiamo la moschea del venerdì .  La moschea del XII secolo, in stile Azero, è stata in gran parte ricostruita tra il 1324 e il 1365, ed è uno dei più importanti edifici del XIV secolo dell'Iran. La facciata della moschea caratterizzata dall'alto portale, è interamente decorata con piastrelle di ceramica prevalentemente di colore blu. Ai lati del portale si innalzano due esili minareti che raggiungono l'altezza di 52 metri (i più alti dell'Iran).

la moschea del venerdì con il suo grande Iwan

particolare dell'Iwan
la cupola della moschea con una decorazione in piastrelle dal disegno molto semplice

le decorazioni dei due minareti
Varcando il portale d'ingresso ci troviamo in una ampio cortile in fondo al quale un alto Iwan ci introduce in un'area ove troviamo numerose donne intende a cucire abiti da destinare ai più bisognosI. Si respira un'aria gioiosa e ci accolgono con simpatia. Le pareti sono finemente decorate e in un lato si apre un grande miḥrāb splendidamente decorato.

in fondo il grande miḥrāb
le decorazioni del miḥrāb

l'interno della cupola

le decorazioni della cupola

Lasciamo la moschea e ci aggiriamo per la città vecchia, dall'alto di una terrazza possiamo ammirare yazd con le sue cupole e le sue numerose torri del vento.


la cupola del mausoleo di Seyed Rokn Al-Din (un notabile religioso locale) del secolo XIV

Percorriamo le strette stradine della città vecchia e, ancora una volta, non possiamo non constatare come gli iraniani hanno cura delle proprie città. Anche qui, tra gli stretti vicoli la pulizia è totale e gli edifici sono ben curati.
una stradina della città vecchia e una torre delle tante torri del vento
una cisterna con le torri per il raffreddamento

l'ingresso di un qanat

in fondo alle scale ecco l'apertura di un qanat

una via coperta della città vecchia
una porta tradizionale
Nel nostro girovagare abbiamo modo di assistere anche alla manutenzione delle facciate tramite l'uso dell'adobe, un impasto di argilla, sabbia e paglia. Con questo materiale venivano fabbricati dei mattoni, essiccati al sole, con cui realizzare le strutture più varie. In Iran la cittadella di Arg-e Bamrisalente al V sec a. C., rappresenta un esempio di uso dell'adobe su grande scala infatti è il più grande complesso al mondo edificato con questo materiale. Purtroppo il terremoto del 2003 la distrusse quasi completamente. Iniziarono subito i lavori di ricostruzione ed oggi è possibile ammirare di nuovo la grande cittadella.
Arg-e-Bam prima del terremoto del 2003, foto tratta da Wikipedia









Lasciamo Yazd con le sue torri del vento e imbocchiamo la 78 che ci porterà a Shiraz. Il paesaggio attraversato è sempre arido e solo in prossimità dei pochi villaggi attraversati si vede un pò di verde e qualche albero e dove è possibile ne approfittiamo per delle piccole soste.
torri del vento a Yazd
Siamo in prossimità di Pasagarde  e ci fermiamo presso la tomba di Ciro il grande.
la tomba di Ciro


Riprendiamo il nostro viaggio e si incominciano a vedere campi coltivati e sistemi di irrigazione, qui la disponibilità di acqua permette anche di coltivare il riso.


al lavoro nelle risaie - foto di Giordano
Arriviamo a Shiraz ed ecco di fronte a noi una grande struttura in mattoni con ai lati delle torri, è  l'Arg-e-Karimkhani, una cittadella fortificata, con all'interno una grande spazio a verde. Siamo in quello che una volta era il quartiere reale edificato da Karim Khan Zand. E' in questa area che troviamo alcuni edifici notevoli come la moschea Vakil edificata tra il 1751 e il 1773 e, nei pressi, il bagno Vakil. Purtroppo, data l'ora, non possiamo visitarli e ci rechiamo al vicino Vakil bazar


la cittadella di Karim Khani


ingresso della moschea Vakil
























Di seguito riporto alcune immagini di un giovane e talentuoso fotografo iraniano: Mohammad Reza Domiri Ganji. Per saperne di più:


moschea Vakil - foto di  Mohammad Reza Domiri Ganji

il bagno di Vakil - elaborazione fotografica di Mohammad Reza Domiri Ganji

moschea Nasir-Al-Mulk, la sala della preghiera -  foto di Mohammad Reza Domiri Ganji

Ed eccoci al più importante bazar di Shiraz. L'origine di tale bazar risale al XI sec. ma fu in seguito ampliato da Karim Khan divenendo uno dei più grandi del paese. All'interno, oltre a negozi, vi sono i più vari locali pubblici. Ci aggiriamo per i lunghi corridoi ai cui lati si aprono le botteghe. Non soffriamo il caldo, le alte volte in mattoni ci riparano egregiamente.
a spasso per il bazar

molte le botteghe con raffinati tessuti
splendidi vestiti dalle scollature ardite
Attraversiamo un'area nella quale si può trovare ogni sorta di tessuto, la raffinatezza di alcuni di essi è incredibile. Molti sono i vestiti in vendita e accanto ai classici che rispettano rigidamente i canoni dettati dall'islam se ne vedono altri che sono molto ricercati nei colori e nei disegni. Continuiamo ancora per un po' il nostro girovagare quindi raggiungiamo il bus che ci porta in hotel.

23 giugno - Shiraz


La nostra prima visita è la madrasa di Khan (madresseh-ye-Khan), scuola coranica le cui origini si fanno risalire al 1615 e che tutt'oggi assolve alle sue funzioni. Si trova in una zona molto trafficata ma, attraversato il grande portale, ci ritroviamo in un ampio cortile al cui centro è posta una vasca ottagonale con intorno numerose piante. Una vera e propria oasi di pace.

decorazione a muqarnas
il cortile con la grande vasca

la cupola dell'ingresso principale












A pochi minuti di cammino dalla madrasa troviamo la splendida moschea di Nasir-al-Mulk (chiamata anche la moschea rosa a causa del colore delle vetrate). La moschea è stata costruita durante l'era Qajar   tra il 1876 e il 1888, l'ingresso è poco appariscente ma tutto cambia allorché si varca la soglia del grande portale. Ci accoglie un ampio cortile con una stretta e lunga vasca rettangolare, ma ciò che colpisce è l'area della preghiera ove ampie vetrate disegnano fantastici giochi di luce. Splendide le colonne tortili che sorreggono elaborate volte.
moschea di Nasir-al-Mulk


il cortile interno della moschea Nasir-al-Mulk





una delle tante elaborate volte

la sala della preghiera illuminata dalle multicolori vetrate





















Marilena, Carmen, Sandro, Mullah della moschea, Giorgio,Tamara,Clara - foto di Giordano



un Mullah - foto di Giordano


miḥrāb


























La città delle rose e dei poeti ( Sa'di e Hafez i maggiori) non poteva non onorare degnamente uno dei suoi massimi poeti ed eccoci al mausoleo di Hafez. Nato a Shiraz nel 1315 ove visse fino alla sua morte avvenuta nel 1390, ha scritto numerosi componimenti poetici nei quali celebra l'amore profano e il vino ma presenta anche contenuti morali. I suoi componimenti, scritti in un linguaggio semplice e accessibile a tutti, sono contenuti in una raccolta (Divan). Il luogo è altamente simbolico, con giardini curati, fontane, fiori, in un'oasi di pace. La tomba di Hafez è posta all'interno di un'edicola costituita da una cupola sorretta da otto esili colonne e protetta da una teca di vetro.

Shiraz, fino all’avvento della repubblica islamica e del proibizionismo è stata una delle capitali mondiali del vino e il suo vitigno omonimo (Syrah, o Shiraz) si è diffuso nel mondo ( le origini di tale vitigno sono comunque molto controverse). Dà un vino di colore rosso scuro tendente al granato dalle sfumature violacee e dal profumo intenso.

il giardino ove è posta la tomba di Hafez

l'edicola della tomba di Hafez

la delicata decorazione della cupola

la tomba

























24 giugno - da Shiraz a Persepoli e Isfahan 




Lasciamo la città in direzione nord. Sulla nostra sinistra ci appare Darvāzeh Ghor'ān (la porta del corano) che era l'ingresso nord della città. In essa furono tenuti i manoscritti del Corano del sultano Ibrahim Bin Shahrukh Gurekan. I viaggiatori che passavano sotto la porta ricevevano la benedizione del libro sacro per l' inizio o arrivo del loro viaggio.




















A circa 50 chilometri da Shiraz si trova Persepolis ma prima di visitare questo splendido sito proseguiamo per pochi km e raggiungiamo Naqsh-e-Rustam ove troviamo le tombe dei re Achemenidi. Data l'ora siamo i soli visitatori e possiamo gustare con tranquillità la visita di questa necropoli così ricca di storia.
da sinistra le tombe di Dario II°, Artasese I°, Dario I°, Serse I°













Tutte le tombe hanno la stessa struttura infatti sulla parete di roccia sono scavate delle croci con in rilievo la simulazione di un portico sorretto da quattro colonne, al centro si apre una porta che conduce alla tomba. L'interno delle tombe, costituito da varie stanze, è ormai spoglio essendo state saccheggiate da Alessandro Magno.
Sotto le tombe vi sono vari bassorilievi raffiguranti scene di omaggio.
tomba di Dario II°

tombe di Artaserse I° e Dario I° 

tomba di Serse I°
il bassorilievo raffigurante la vittoria di Sapore su Valeriano
Il più famoso dei bassorilievi della necropoli sasanide raffigura la vittoria di Sapore su due imperatori romani, Filippo l'Arabo (che implora la pace) e Valeriano (in ginocchio). Risulta perfettamente leggibile e si trova tra le tombe di Artaserse I° e Dario I°.
Davanti alle tombe si erge una misteriosa costruzione (un torre a base quadrata con la base al di sotto del livello terreno e dotata di finte aperture sulle pareti e di una porta alla quale si accede da una scalinata); è conosciuta come la "ka'ba di Zoroastro" un santuario del fuoco achemènide in realtà vi sono varie ipotesi sull'uso di tale struttura ma nessuna è certa.
ka'ba di Zoroastro


Un po' defilate dalle tombe si trovano due grandi bassorilievi che rappresentano uno l'investitura di Ardashir I° e l'altro il re Bahram III°

l'investitura di Ardashir I° (bassorilievo a sinistra) e il re Bahram III°
Ritorniamo indietro e imbocchiamo la strada per Persepoli (1) (2) e dopo pochi minuti ci appare la maestosa terrazza su cui è stata edificata la più suggestiva capitale della Persia.
Persepoli - vista aerea tratta da Google earth - ricostruzione 3d
planimetria di Persepoli
il grande terrazzo su cui sorge Persepoli
in cima alla scalinata i propilei
Saliamo su per l'ampia scalinata e attraversiamo I propilei (un portico quadrato, con il soffitto retto da quattro colonne) di cui rimangono alcuni elementi strutturali. Da qui un largo viale porta alla sala delle cento colonne.

lamassu
Proseguiamo lungo il viale delle nazioni passando tra imponenti lamassu, divinità mesopotamiche considerati spiriti benefici e protettivi (per tale ragione erano poste all'ingresso di palazzi e aree pubbliche). Presentano un corpo di leone o toro (la forza) e testa di uomo (l'intelletto). Spesso il viso rappresentava quello di un re.
lamassau



















un capitello a forma di grifone sulla via delle processioni
Alla nostra destra oltre l'Apadana della quale rimangono alcune colonne e molti basamenti ecco il palazzo di Dario ancora perfettamente leggibile nella sua struttura.
Tachara ( il palazzo di Dario)
La parte più interessante di questo palazzo è il lato sud ove si trova una doppia scala di accesso che riporta vari bassorilievi; nel pannello centrale si fronteggiano due gruppi di guardie mentre sulla parete delle rampe è raffigurato un leone che aggredisce un toro.

Al lato del palazzo di Dario ritroviamo il sito dell'Apadana, la sala delle udienze. Una monumentale scala (nel lato est) ci immette nel grande spazio una volta occupato dal palazzo. Una lunga parete scolpita sostiene l'area.
accesso all'Apadana

la scala est di accesso all'Apadana


sudditi che portano doni al re

la sala delle cento colonne - sulla sfondo la tomba di Artaserse II
dall'interno della sala delle cento colonne
uno dei tanti simboli zoroastriani presenti a Persepoli
Lasciamo questo luogo che, nonostante la furia distruttrice di Alessandro Magno, suscita ancora forti emozioni e riprendiamo la strada verso Isfahan.
Giungiamo a Izadkhast, una cittadina di poco più di 7000 abitanti risalente al II sec. d. C., a noi però ci interessa il vecchio insediamento che, dall'alto di un rilievo, si è sviluppato verso valle nella quale scorre il fiume Izad. Su tutto l'abitato domina il castello. Ormai l'abbandono e il trascorrere del tempo ci consegna un luogo largamente distrutto ma possiamo ancora comprendere l'importante che ha avuto, nel tempo, questo insediamento. Da qui il castello dominava la vallata su cui si snodava una importante via di comunicazione (ne fa fede la presenza di un bel caravanserraglio del XVI secolo).
l'abitato e la valle di Izad, a sinistra il caravanserraglio
Izadkhast

quel che rimane del castello

il caravanserraglio visto dal castello
il caravanserraglio 
Izadkhast vista dal caravanserraglio



Isfahan non è molto lontana per cui ci poniamo in viaggio per poter raggiungere la città prima del tramonto. Ed eccoci giunti nella città più bella dell'Iran, non perdiamo tempo e ci rechiamo subito nella piazza dell'Imam Naqsh-e-Jahàn ("mappa del mondo" in persiano). Siamo sopraffatti dalla bellezza di questo luogo, sarà la magica ora del tramonto nella quale tutto si ammanta di mistero, sarà l'armonia architettonica che qui regna, sarà per la bellezza degli edifici ma restiamo per lunghi attimi immobili davanti a questo spettacolo.
La piazza è brulicante di vita, intere famigliole e gruppi di giovani sostano sui prati come in un immenso picnic, gruppi di ragazzini si rincorrono tra i vialetti e il tutto contribuisce a creare una magica atmosfera.
Venne costruita tra il 1598 e il 1629 e misura 160 metri per 560 risultando così una delle più grandi al mondo. Sul lato Sud si erge la moschea dello Shah iniziata nel 1611 e terminata nel 1629. Ad ovest troviamo il palazzo Ali Qapu caratterizzato dal suo grande portico che si affaccia sulla piazza. sul lato opposto ecco la moschea dello sceicco Lotfollah, costruita tra il 1609 e il 1619 non possiede, a differenza della moschea dello Shah alcun minareto. Infine, a chiudere questo prezioso rettangolo, troviamo, sul lato Nord, il gran bazar con le sue infinite botteghe, intorno a farle da cornice un lungo edificio porticato.
 piazza Naqsh-e-jahàn - foto aerea tratta da google earth
1 - moschea dello Shah

2 - moschea dello sceicco Lotfollah



3 - il gran bazar


4 - palazzo Ali Qapu






E' ormai tardi per cui lasciamo questo splendido luogo ma vi ritorneremo domani, alla luce del sole, per gustare ancora una volta di questa bellezza.


25 giugno - Isfahan (Esfahan)



piazza Naqsh-e-jahàn, a sinistra il palazzo Ali Qapu e a destra la moschea dello sceicco Lotfollah
moschea dello Shah
moschea dello sceicco Lotfollah

il portale della moschea dello Shah
decorazione a muqarns del portale





miḥrāb
minbar




Siamo al palazzo Ali Qapu, superato l'ingresso, saliamo su per le scale che portano al grande terrazzo coperto, da qui si ha una splendida visione della piazza.





















il palazzo Ali Qapu

ingresso del palazzo






















un volto - foto di Carmen

le elaborata volte








moschea dello sceicco Lotfollah

Lo scopo di questa moschea era d'essere una moschea privata della corte reale per questo motivo non ha minareti infatti non vi era la necessità di chiamare i fedeli alla preghiera. L'ingresso alla costruzione non risultando in asse con la direzione della mecca costrinse l'architetto a spostare la cupola che venne collegata all'ingresso attraverso un vestibolo.  
miḥrāb

La nostra prossima tappa è la visita al quartiere armeno e la chiesa di San Salvatore (cattedrale di Vank). E' una chiesa in mattoni faccia a vista che si rifà architettonicamente all'Islam. L'interno è impreziosito da pitture che rappresentano la storia biblica della creazione del mondo  e le torture inflitte ai martiri armeni da parte dell'Impero Ottomano.

In Iran la religione di stato è la variante sciita dell’Islam per il 90-95 %. Una piccola parte della popolazione è sunnita e la rimanente  (circa il 2%) è composta da zoroastriani, ebrei, cristiani, bahai, yezidi, induisti. 

la cattedrale di Vank

Lasciamo il quartiere armeno per visitare il palazzo Chehel Soturn. Lungo il tragitto ci fermiamo presso due interessanti ponti in mattoni e pietra che scavalcano il fiume Zayandè ormai in secca per numerosi mesi l'anno. Il primo e più importante è il Si-o-se Pol (ponte dei 33 archi), realizzato nel 1602 è composto da due file di 33 archi sormontati ai due lati da una fila di archi che vanno a creare un percorso protetto per una lunghezza di circa 298 metri e una larghezza di 13,75 metri.
Si-o-se Pol e il letto del fiume Zayandè


il livello stradale protetto

Costruito nel 1650 il ponte Pol-e-Khaju è più piccolo del precedente infatti è lungo 110 metri e largo 12 con 24 arcate. Anche questo ha un doppio livello di arcate ed è più articolato strutturalmente inoltre, possedendo delle paratoie, permette di regolare il flusso delle acque nel fiume.   Il livello più basso del ponte è pedonabile e molto utilizzato per il relax.


Ed eccoci al palazzo Chehel Sotoun. Un grande ingresso colonnato con soffitto a cassettoni ci introduce ad un grande salone decorato da affreschi e dipinti nei quali vi sono raffigurate scene di vita di corte e di guerra. Costruito da Shah Abbas II ( Shah di Persia dal 1642 al 1666) e utilizzato per rappresentanza.







Con questo palazzo terminiamo le nostre visite per cui dedichiamo il tempo rimanente alle compere e ritorniamo in piazza Naqsh-e-Jahàn (dell'Imam), qui tra il gran bazar e le infinite botteghe poste nel lungo edificio che fa da corona alla piazza c'è da perdersi e noi lo facciamo volentieri.

una delle tante botteghe

giovanissime artigiane al lavoro

compere al bazar - foto di Carmen


26 giugno - da Isfahan a Tehran



Iniziamo molto presto il nostro viaggio che ci riporterà a Theran. La prima fermata la facciamo dopo circa tre ore. Raggiunta Khashan, una città di circa 250000 abitanti, ci dirigiamo verso una delle tante e splendide dimore che arricchiscono questo luogo. Siamo a Casa Tabātabāei ( خانهٔ طباطبایی‌ها‎ ) la dimora di una ricca famiglia di mercanti. Si arriva all'ingresso percorrendo uno stretto vicolo che conduce ad una modesta porta, oltre appaiono le meraviglie di questa casa padronale costruita nel 1834. Fu costruita da Seyyed Jafar Tababaee su progetto dell'architetto Ustad Ali maryam che progetto anche altri edifici storici quali casa Borujed (1857) e Timcheh-ye Amin od-Dowleh (1863). Tra costruzione e decorazioni  per la realizzazione di casa Tabātabāei si impiegarono circa dieci anni ma il risultato cattura l'occhio del visitatore. Questa grande casa di 4730 mq è articolata attorno a 4 cortili e possiede 40 stanze, quattro cantine, tre torri del vento e due qanat. E' suddivisa in una parte strettamente familiare (Andaruni), una (Biruni) commerciale e di rappresentanza,  (Tabatabaee era il più famoso commerciante di tappeti) e una di servizio (Khadame). Certamente questa dimora è uno dei capolavori dell'architettura persiana e notevoli sono i lavori di stucco e di pittura che la decorano.
il grande cortile di rappresentanza






















una delle tante vetrate della casa


soffitto con decorazioni in vetro

le elaborate decorazioni in stucco

particolare di una nicchia

uno dei quattro cortili

la cucina
Nei pressi della città sorge il giardino Bagh-e-Fin, completato nel 1590 è il più antico giardino dell’Iran. Il giardino si estende su oltre due ettari con un cortile delimitato da alte mura ai cui estremi si trovano delle torri circolari. In esso si trovano numerose vasche strutturate in modo da creare giochi d’acqua. Il giardino è molto frequentato dagli iraniani che qui trovano refrigerio e un ambiente piacevole.
l'ingresso del giardino

le alte mura che delimitano il giardino e una delle torri


i bimbi sono i fruitori più felici del giardino







l'interno dell'hammam


Proseguiamo il nostro viaggio verso Tehran. Siamo a Qom, la seconda città santa dell’Iran dopo Mashhad.
Qom è un centro teologico importantissimo e meta di pellegrinaggio. Ci rechiamo all’ingresso del grande complesso ove si trova il santuario di Fatima bint Musa, figlia del settimo Imam Musa al-Kazim. Fatima bint Musa morì a Qom nel 816 d.C. Il suo mausoleo è considerato uno dei più importanti luoghi sacri dell'Islam sciita e il suo aspetto attuale è il frutto di modifiche e aggiunte avvenute nel corso dei secoli. Ad attenderci all'ingresso troviamo un giovane studente di teologia che, con un ottimo italiano, ci guiderà nel complesso (infatti è obbligatorio per i turisti essere accompagnati da una guida religiosa). Noi possiamo varcare subito il cancello che delimita l'ingresso all'area ma le nostri mogli dovranno adeguarsi all'abbigliamento di rigore in questo luogo, pertanto provvedono sotto la guida di alcune iraniane ad indossare lo chador.



Nel mondo musulmano l’abbigliamento femminile segue canoni ben precisi che prendono il nome di niqab, burqa, chador e infine  hijab. In Iran l’abbigliamento femminile più comune consiste nel portare un velo che può essere un foulard o una semplice sciarpa (hijab) di differenti colori e portato con grande disinvoltura e eleganza. Le donne più osservanti scelgono di indossare il chador che è un capo di abbigliamento che copre quasi tutta la parte del corpo ad eccezione del viso, generalmente di colore nero, è di rigore nei luoghi sacri.










Varchiamo l'ingresso e ci ritroviamo nel primo cortile del grande complesso.
il primo cortile




moschea di Azam


ingresso al secondo cortile

il santuario di Fatima con la grande cupola dorata


ingresso al terzo cortile








Ed eccoci davanti al mausoleo, l'ingresso è tutto un luccichio di specchi e argento ed è qui che si trova il corpo di Fatima bint Musa.
il santuario di Fatima (ingresso dal terzo cortile)

fedeli all'ingresso del mausoleo

Purtroppo l'ingresso al santuario è interdetto ai non musulmani per cui la nostra visita termina qui. Al ritorno a casa, la visione di alcuni filmati dell'interno ci ha lasciato l'amaro in bocca per non aver avuto la possibilità di una sia pur breve visita. 
Risaliamo sul bus e per un lungo tratto costeggiamo la moderna funivia che collega l'aeroporto al centro della città. Il tratto che ci separa da Tehran non offre molto. Un paesaggio desertico ravvivato dalla presenza dei resti di qualche caravanserraglio.


27 giugno - Tehran

Abbiamo solo poche ore a disposizione prima della partenza e le dedichiamo a un giro panoramico della città prima di recarci a piazza Azadi con il suo celebre monumento, la torre Azadi (Borj-e Āzādi, "Torre della libertà"), diventato ormai simbolo dell'Iran. Tale monumento, progettato dall'architetto bahai Hossein Amanat, fu fatto erigere nel 1971  dallo Shah Reza Pahlavi in occasione della ricorrenza dei 2500 anni della nascita dell'Impero Persiano. Ci accompagna in queste ultime ore a Tehran una giovane guida entusiasta dell'Italia ove ha guidato alcuni gruppi di suoi connazionali.
la nostra ultima meta: torre della libertà in piazza Azadi








Siamo sull'aereo in viaggio verso l'Italia. Dal finestrino scorgo il monte Ararat, ormai abbiamo lasciato l'Iran con le sue bellezze, la sua storia e il calore, la simpatia che sempre, nei nostri spostamenti, abbiamo avuto dalle genti incontrate.