Cina

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Shanghai - Pudong e il fiume Huangpu

martedì 2 gennaio 2018

Marocco


25/11/2017  - Bologna - Casablanca


Siamo in aeroporto per un viaggio non programmato in Marocco. Una settimana prima Sandro ci chiama per chiederci se volevamo andare in Marocco per una breve visita alle città imperiali e noi, senza pensarci su, abbiamo accettato con entusiasmo. Eccoci qui in attesa di Sandro e Carmen accompagnati da Gabriella e Claudia per imbarcarci.
Arriviamo a Casablanca alle 19,30. In aeroporto troviamo una fila incredibile al controllo passaporto, le operazioni procedono con una lentezza esasperante e impieghiamo circa 1 h e 30 per passare oltre e ritirare i bagagli. Giungiamo in hotel giusto in tempo per la cena.

Il Marocco nei secoli

8000 a. C.
Abitata da popolazioni Berbere dediti all’agricoltura e pastorizia
X-VIII sec. a.C.
I Fenici fondarono numerose colonie lungo la costa e introdussero la lavorazione del ferro e un’agricoltura più avanzata
V sec. a. C.
La colonia fenicia Cartaginese si impone nel Mediterraneo
42 d. C.
Il Marocco diventa una provincia romana
VII sec. d. C.
Prime incursioni arabe
743-793
Idris I fonda la dinastia Idrisita del Maghreb al-Aqsa, la prima dinastia del Marocco. Il Maghreb era l’area più a ovest del nordafrica (l’attuale Libia, Tunisia, Algeria, Marocco). La dinastia durò fino al 985 e dà vita al primo impero berbero. capitale Fes
909 - 1171
la Dinastia Sciita del Fatimidi diffonde l’Islam in tutto il paese
1062-1147
Almoravidi, guerrieri religiosi, conquistarono parte del Nord Africa e del Sahara Occidentale e estesero il proprio dominio alla Spagna centro-meridionale. Capitale Marrakech
1147-1248
Almohadi: si distinsero per una politica lungimirante a favore delle arti, scienze e letteratura
1248-1465
Merindi, respinsero efficacemente le invasioni portoghesi e spagnole e aiutarono il Sultanato di Granada a sopravvivere alla Reconquista,
XV - XVI secolo
Wattasidi: nel loro periodo iniziano lotte interne e crisi. In questo periodo i Portoghesi aumentarono la loro presenza sulle coste africane. Durante il periodo di governo di questa dinastia in Marocco si riversarono decine di migliaia di ebrei sefarditi e moriscos musulmani in fuga dalla Spagna e dal Portogallo.
1554 - 1659
Sa’aditiz (Sa'diana): iniziano la guerra santa contro le conquiste Portoghesi. La dinastia termina con l’assassinio del sultano Ahmad al-Abbas e la caduta di Marrakesh.
1669 – ad oggi
Alawiti. Capitale Rabat
1860
disputa sul possesso di Ceuta; la Spagna dichiara guerra, vince e aumenta la superficie dell’enclave. 
1884
la Spagna crea un protettorato nelle aree costiere del Marocco.
1906
la conferenza di Algeciras pone il Marocco sotto il protettorato di alcune potenze, soprattutto la Francia. 
1907
le truppe francesi sbarcano a Casablanca. 
1912
con il trattato di Fez è proclamato il protettorato francese; la Spagna ottiene una zona settentrionale (il Rif, dove si trovano Ceuta e Melilla) e una meridionale (Ifni). 
1921-1926
sollevazione berbera, guidata dall’emiro Abd Al-Karim Al-Khattab.
1933-1934
la Francia ottiene il controllo sul paese. 
1934
la Spagna completa l’occupazione effettiva del Sahara Occidentale (S.O.).
1943
viene fondato il partito dell’Istiqlal (indipendenza), sostenuto da Mohammed V.
1956
il partito marocchino Istiqlal (indipendenza) rivendica il “Grande Marocco” (S. O., Mauritania, parte di Algeria e Mali).
1956 
è proclamata l’indipendenza (la Spagna mantiene le enclave di Melilla e Ceuta).
1957
Mohammed V diventa re del Marocco. 
1961
muore Mohammed V, Hassan II succede al padre. 
1973
nasce il Fronte Polisario (sostenuto dall’Algeria), che rivendica il Sahara Spagnolo.
1976 
la Spagna abbandona definitivamente il S.O. (26 febbraio). Il Polisario proclama la Repubblica araba democratica sahrawi (Rasd – sahara occidentale) riconosciuta da diversi stati africani e del sud america.
1976-1983
guerra tra Marocco e Fronte Polisario; il conflitto dissangua finanziariamente il Marocco.
1979 
accordo di pace tra Mauritania e Polisario (15 agosto).
1982
la Rasd diventa il 51° stato membro dell’Organizzazione dell’Unità Africana (Oua).
1988 
Marocco e Polisario, grazie all’Onu, firmano un accordo sull’autodeterminazione.
1993
Hassan II inaugura a Casablanca la moschea che porta il suo nome
1999
Hassan II muore e gli succede Mohammed VI.

2000
Viene impedito lo svolgimento del referendum per l'autodeterminazione del Sahara occidentale. Il Marocco rompe le relazioni diplomatiche con Israele.
2011-2012
Le proteste nei confronti del potere monarchico e desiderio di riforme costituzionali che aumentino il potere delle istituzioni elette (Parlamento e governo). A seguito del referendum costituzionale del 2011,  il re Mohammed VI è tenuto a indicare come primo ministro il leader del partito di maggioranza relativa.
2017
 Il Marocco annuncia il ritiro da una zona del sahara occidentale rivendicata dal popolo Sahrawi. La zona è rivendicata dagli indipendentisti del Fronte Polisario come parte della Repubblica democratica araba dei sahrawi (Sadr).


Il nostro tour toccherà le città imperiali: da Casablanca raggiungeremo Rabat quindi Fes passando per la città santa di Meknes. Da Fes ci sposteremo a Marrakech per ritornare quindi a Casablanca.
il percorso del tour




26/11/2017 - Casablanca - Rabat



Iniziamo la nostra visita con una passeggiata nella parte vecchia della città addentrandoci in un locale mercato. I mercati sono i luoghi più genuini di un paese e solo qui possiamo prendere contatto con la vita della nazione che ci ospita.








Lasciamo la medina e i suoi mercati e ci dirigiamo verso la moshea di Hassan II. Lungo il tragitto intravediamo il rick's cafè. Certamente i cinefili non potranno non ricordare il celebre caffè frequentato dai protagonisti di Casablanca con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman. Naturalmente questo che vediamo è solo l'invenzione di un imprenditore americano che qui ha voluto ricreare l'atmosfera del film.

Giungiamo sul lungomare ove si affaccia, protesa sull'atlantico, la moschea. Un’ampia piazza rettangolare, delimitata da una quinta di edifici porticati, ci introduce a questo luogo di culto.
Davanti a noi, oltre la piazza, un elaborato portico fa da corona all’altissimo minareto in stile moresco-andaluso (XI-XV secolo. Pregevoli esempi di questo stile architettonico si hanno in Andalusia in modo particolare  a Granada, Siviglia, Cordova etc.).

La planimetria di questa moschea ricorda quella delle cattedrali, infatti è di forma rettangolare con un’appendice esterna semicircolare sul lato est. L’interno è suddiviso in tre grandi navate. Ad un’ampia sala centrale delimitata da alte colonne si affiancano due sale laterali più strette che si sviluppano per quasi tutta la lunghezza della moschea. Per un lungo tratto queste navate laterali hanno un mezzanino protetto, alla vista, da pannelli in legno finemente intagliati e a cui si accede con ampie scale a chiocciola. E’, questa, l’area riservata alle donne e in ogni mezzanino possono prendere posto 2500 fedeli.
La  copertura presenta un tetto in legno di cedro ma con la particolarità di essere montato su una struttura mobile che ne permette l’apertura e avere così una ventilazione naturale. 
l'ampia area esterna che può accogliere oltre 80000 fedeli


Questa moschea (la più grande del Marocco) fu edificata per volontà del sovrano Hassan II e inaugurata nel 1993 dopo sette anni di lavoro a cui hanno partecipato circa 10000 maestranze tra cui oltre 6000 artigiani provenienti da ogni parte del Marocco.
Progettata dall'architetto francese Michel Pinseau (1924-1999), sorge in parte sul mare ed è un complesso religioso e culturale che comprende una sala di preghiera, una per le abluzioni, bagni, una scuola coranica (medrasa), una biblioteca, un museo e un parcheggio per 1000 posti.
I numeri di questa moschea sono notevoli: 200 m. di lunghezza per 100 m. di larghezza con la sala di un’altezza di 60 m. e una superficie è di 20000 mq. Nella sua costruzione sono stati impiegati materiali pregiati come il marmo bianco di Carrara, lampadari di Murano (ben 56), tappeti e leghe particolari per le porte esterne che sono rivestite in titanio e ottone e si aprono elettricamente.
Gli esterni sono stati rifiniti in bronzo e granito mentre la struttura è in cemento armato. Oltre a ciò alcuni accorgimenti come il riscaldamento a pavimento rendono questa moschea particolarmente accogliente. La sala può contenere fino a 25.000 fedeli (5000 donne possono pregare nelle sale loro riservate) mentre la piazza può ospitare oltre 80.000 persone. Sulla cima del minareto, il più alto del mondo con i suoi 210 m., è montato un faro con un raggio laser puntato verso la Mecca. All’esterno della sala della preghiera, sul lato est, troviamo un complesso colonnato di forma semicircolare che ospita la Medrasa con aule e sale riunioni, un appartamento reale, la biblioteca e il museo.
Il costo è stato di circa 585 milioni di euro finanziato con una sottoscrizione nazionale.
Gli interni della moschea sono abbaglianti per la grandiosità degli spazi, i materiali utilizzati, la finezza delle lavorazioni.
la sala delle preghiere con i grandi lampadari di Murano

la sala delle preghiere con il mirhab orientato verso la Mecca, in primo piano le aperture che lasciano intravedere la sala delle abluzioni



In fondo alla sala troviamo un grande e pregevole mirhab, in marmo di Carrara, verso cui i fedeli rivolgono le loro preghiere e accanto il minbar in mogano con intarsi di avorio.
A questo luogo veniamo guidati da un lungo canale ove scorre dell’acqua (l'associazione tra acqua e islam si ritrova costantemente nei paesi musulmani). Lungo il percorso si vedono alcune aperture che si affacciano sul piano inferiore ove è posta una grande sala per le abluzioni contenente ben 43 fontane.
il mezzanino riservato alle donne

la scala a chiocciola che porta al mezzanino
il grande mirhab e sulla destra il minbar da dove l'imam della moschea predica


una vetrata che si affaccia sul mare

particolare di un capitello



i soffitti in legno pregiato e uno dei grandi lampadari di Murano
oltre l'arco ecco il minareto con le grandi porte in titanio
l'interno della base del minareto
la cupola alla base del minareto
particolare della lavorazione delle porte in titanio
l'ingresso dei bagni

la sala delle abluzioni con le grandi vasche 

l'imponente minareto

























Un ultimo sguardo al minareto e lasciamo questo luogo che ci ha colpito per la grande purezza delle linee e la complessa geometria delle decorazioni. Per maggiori informazioni: moschea Hassan II 
Raggiungiamo il palazzo reale, purtroppo non accessibile per cui ci limitiamo ad una veloce visita esterna.
il palazzo reale di Casablanca


Risaliamo sul bus e ci dirigiamo verso il lungomare (corniche) ove pranzeremo.
Piazza Mohammed V

le corniche






Ripartiamo subito dopo il pranzo per raggiungere Rabat. All'arrivo in città ci dirigiamo verso il palazzo reale. Naturalmente non è possibile visitarne l'interno e dobbiamo accontentarci di ammirarlo dall'esterno e a debita distanza dall'ingresso.
il palazzo reale di Rabat


il corpo di guardia del palazzo

il mausoleo Mohammed V

torre Hassan

Ed eccoci al mausoleo di Mohammed V, facciamo solo una breve sosta rimandando la visita a domani.
Accanto al mausoleo vi sono i resti di quella che doveva essere la moschea più grande dell'Islam e della torre Hassan.  





26/11/2017 - Rabat/Meknes/Fez


All'arrivo nel sito del mausoleo troviamo le guardie a cavallo con i loro caratteristici costumi. Passiamo oltre ed ecco il complesso del mausoleo e della moschea incompiuta.
la guardia a cavallo 

il mausoleo con il caratteristico tetto piramidale e tegole verdi




l'elaborato porticato del mausoleo








Il mausoleo fu commissionato dal re Hassan II all'architetto vietnamita Eric Vo Toan, per dare una degna sepoltura al padre e fu completato nel 1971. La costruzione si rifà allo stile classico arabo-andaluso secondo l'arte tradizionale marocchina. Di forma regolare, ci appare abbagliante con il suo rivestimento in marmo di Carrara e presenta sui lati un porticato pregevolmente decorato e un tetto piramidale con tegole che riprendono il tradizionale colore verde marocchino. Saliamo per la grande scalinata e ci troviamo in un ampio terrazzo pregevolmente pavimentato al centro del quale sorge l'edificio. All'ingresso ci accoglie una guardia reale con il suo bianco mantello.
la guardia reale all'ingresso del mausoleo

Varchiamo la soglia e ci ritroviamo in una lunga balconata che si sviluppa per tutto il perimetro interno dell'edificio, rivestito in marmo e granito bianco, e si affaccia su una grande camera sotterranea. Al centro, si trova la tomba di Mohammed V (1909-1961) e agli angoli di una delle pareti le tombe di Hassan II (1929-1999), nonno e padre dell'attuale sovrano Mohammed VI e quella Moulay Abdellah (1935-1983) zio dell'attuale re. Il complesso si compone anche di un altro edificio a forma quadrata che riprende lo stile del mausoleo.


la tomba di Mohammed V





























il colonnato della moschea incompiuta e la torre Hassan














Di fronte al mausoleo ecco una moltitudine di colonne (200) e una torre che doveva, per volontà del sultano Yacoub al-Mansour (sec.XII), diventare il minareto della moschea più grande dell'Islam.
La torre non ha scale, ma una rampa, che avrebbe consentito al muezzin di salire a cavallo in cima ad essa per intonare l'invito alla preghiera, l'adhān. Strutturalmente è molto simile alla Giralda di Siviglia infatti anche in questa non vi sono scale ma una rampa. La morte del sultano (1199) mise fine ai lavori ed oggi possiamo ammirare un minareto incompiuto di 44 metri e l'inizio del colonnato della moschea.
la torre Hassan
Raggiungiamo il quartiere fortificato di Rabat, la Kasba degli Oudaïa, posto su di uno sperone roccioso all'ingresso del porto e dell'estuario dell'uadi Bou Regrer. Tale quartiere fu edificato dagli Almoravidi nel XII sec. ed è cinto da alte mura. 
la cinta muraria del quartiere fortificato

la porta Bab el Qudaia

un particolare dell'ingresso

Entriamo all'interno della kasba e ci perdiamo tra stretti vicoli con umili case tinteggiate di azzurro.

un vicolo della Kasba


la Kasba

un angolo di verde

i colori della Kasba


una delle porte della Kasba nei pressi della fortezza

estuario dell'uadi Bou Regrer, sullo sfondo la città fortificata
le mura della città ai margini dell'estuario del fiume

























Usciamo da Rabat e ci immettiamo sulla strada per Fes. Dopo circa due ore arriviamo a Meknes ed ecco davanti a noi la porta del giovedì, nella terza cinta muraria (la più esterna) della città.
Meknes, fondata nel 1061 come roccaforte militare, prende il nome dalla tribù berbera Meknassa che dominò la parte orientale del Paese fin dall’ottavo secolo.
la porta del giovedì di Meknes







Agdal Souani, il grande bacino che costituiva una preziosa riserva idrica


le mura e sullo sfondo il serbatoio Agdal Souani
I granai Heri Es-Souani sono un grande complesso sotterraneo composto da 29 corridoi, nei quali si conservavano le immense riserve di cereali. Le imponenti mura di 3 metri di spessore e sistemi di ventilazione permettevano un'ottima conservazione delle derrate.
 l'interno dei granai con le possenti mura di circa 3 metri
i numerosi corridoi trasversali permettevano una ottimale ventilazione


ciò che resta di un mulino ad acqua


le scuderie di Meknes

Accanto ai depositi si trovano i resti delle scuderie che potevano ospitare fino a 12000 cavalli. Ancora oggi rimane la grande tradizione ippica grazie all'Haras de Meknès, uno dei più rinomati allevamenti di purosangue di razza berbera e araba.
un tradizionale mezzo di trasporto

la porta Bab El-Monsour ( porta del Vittorioso)
























La porta Bab El Monsour era l'ingresso principale alla città imperiale, nella seconda cinta muraria, dovuta al sultano Oulay Ismail, e che segna il confine tra la Ville Imperiale e la medina. Il sultano, durante il suo regno durato 55 anni, trasformò la città in una capitale imperiale dotandola di splendidi palazzi con oltre 45 km di mura a sua difesa e venti porte monumentali. Oggi di tutto ciò rimane ben poco. 

le decorazioni della porta con mattonelle smaltate


Meknes - piazza El Hedim





ceramica marocchina, in primo piano le tradizionali tajine


all'interno del souk

vari tipi di olive e limoni conservati sotto sale
Data l'ora ci rechiamo in un ristorante tipico ove, naturalmente, assaggiamo i piatti tradizionali della cucina marocchina ed in modo particolare il tajine. 


Tajine

Il termine tajin o tajine è di origine berbera e indica una pietanza di carne in umido, tipica marocchina, che prende il nome dal caratteristico piatto, con un coperchio a forma di cono, in cui viene cotta. La cottura avviene a fuoco basso e lentamente per avere una carne tenera ed esaltare gli aromi. Vi sono varie varianti: il mqualli (pollo e limone e olive), il kefta (polpette e pomodori) e il mrouzia (agnello prugne e mandorle). Altri ingredienti usati sono il tonno, le sardine, le verdure oltre a spezie varie.


un cameriere mostra orgoglioso il tajine


il tajine con carne di agnello e verdure


















































































Lasciamo Meknes e riprendiamo il nostro viaggio verso Fes. Lungo il tragitto facciamo una deviazione e imbocchiamo una strada stretta e tortuosa. Il paesaggio è prettamente collinare, roccioso e coltivato ad oliveto. Siamo in vista della città santa di Moulay Idriss fondata dal Moulay Idriss I nel 789, non ci fermiamo se non per qualche foto e proseguiamo per la vicina Volubilis. La strada si fa più dolce e alla nostra sinistra si estende una vasta pianura con campi arati e oliveti.
Moulay Idriss

il minareto della moschea


























Eccoci alla città romana di Volubilis  comunemente considerata come l'antica capitale del regno romano-berbero della Mauritania.
Cresciuta rapidamente sotto il dominio romano, dal I secolo d.C.,  si estese fino a coprire circa 42 ettari e con 2,6 km di mura.  Ciò che oggi rimane testimonia la sfarzosità della città alla sua massima espansione e splendore dovuta principalmente alla coltivazione dell'olivo. Fu abbandonata intorno all’anno mille ma restò intatta fino al terremoto del 1755 che distrusse anche Lisbona. Successivamente a tale data i suoi resti furono in parte utilizzati per la costruzione di Meknes.
Varchiamo la porta sud-est della cinta muraria e davanti a noi, sulla collina, si staglia la parte monumentale della città. Si distinguono chiaramente i resti della basilica. percorriamo uno stretto sentiero e raggiungiamo la sommità della collina.
la porta sud-est della città

la basilica




































Attraversiamo la parte sud della città fino a raggiungere quella monumentale. Da qui la vista è unica, da una parte si estende la pianura e dall'altra si intravede Moulay Idriss coronata dai monti dell'Atlante, la catena montuosa che si estende nel nord ovest dell'africa dalla Tunisia all'Algeria fino al Marocco.
fonte foto Google earth

la città santa di Moulay Idriss vista da Volubis
























Percorriamo le strade del quartiere sud della città e qui possiamo vedere alcune testimonianze delle magnificenze di questo insediamento evidenziate dai ricercati mosaici che abbellivano alcune case.

la casa di Orfeo
il mosaico del mito di Orfeo



Subito dopo la casa di Orfeo troviamo un piccolo edificio che, dai resti rinvenuti, si pensa  fosse stato adibito a frantoio. Questa città deve la sua prosperità essenzialmente al commercio dell'olio e qui è presentata una ricostruzione di un manufatto atto alla spremitura delle olive. Di fronte i resti di una delle quattro terme e, più avanti, il campidoglio e la basilica. 

la macina


l'area del  Foro con il Campidoglio e la Basilica - fonte foto Google earth














Nell'area del Foro troviamo il Campidoglio del quale rimane uno spazio rialzato originariamente delimitato da colonne e una scalinata. Di fronte l'edificio della Basilica a tre navate di cui quella centrale, più ampia, terminava alle due estremità con un'abside.
 
la basilica vista dal Campidoglio (delimitato da un colonnato)

l'interno della basilica










l'arco di Caracalla


L'arco di trionfo eretto nel 217 d. C. in onore di Caracalla è posto sul decumano massimo, la strada principale della città su cui si affacciavano le più belle dimore. 

la casa delle colonne


Termina qui la nostra visita a Volubilis, ritorniamo alla porta sud-est ove c'è ad aspettarci il nostro bus per portarci a Fes che raggiungiamo in serata.


28/11/2017 - Fes



Fes è la città imperiale più antica del Marocco ed è considerata la capitale culturale del paese.  Come molte città marocchine anche Fes ha il suo quartiere ebraico (mellah) che dette rifugio ai molti ebrei andalusi che fuggirono da Cordova nel XII e XIV sec. dopo la reconquista  (la ripresa delle terre occupate dagli arabi). Naturalmente abbiamo una parte nuova, la Ville Nouvelle edificata nel novecento sotto il protettorato francese e il quartiere andaluso (Fès el-Jédid) che ospita il palazzo reale (Dar-el-Makhzen). La nostra visita inizia da qui, dove in una vasta area sorge il magnifico palazzo di cui possiamo ammirare solo il prospetto principale infatti anche questo non è possibile visitarlo.
il palazzo reale

particolare della lavorazione delle porte e dei mosaici.








lavorazione a mosaico del prospetto

































Costeggiamo per un tratto la medina e raggiungiamo il belvedere Bordj Nord, da qui la città ci appare come una distesa di case bianche, su cui svettano qua e là dei minareti, con le mura e i bastioni color ocra che racchiudano la medina (il quartiere di Fès el-Bali), una vastissima area dichiarata patrimonio dell'Unesco nel 1983.
uno degli ingresse della medina



dal belvedere Bordj Nord



Fes
Scendiamo giù verso la città costeggiando un tratto di mura e facciamo una breve sosta in una cooperativa per la produzione di ceramiche ove possiamo assistere al complesso lavoro degli artigiani che porta a realizzare splendide creazioni.


realizzazione dei tasselli per i mosaici


una fontana realizzata a mosaico
Enzo, Clara, Gabriella, Sandro, Claudia, Carmen

Eccoci in uno degli ingressi della medina. Questo è un luogo dove è piacevole perdersi, brulicante di gente, indaffarata o semplicemente curiosa come noi. Qui ogni pertugio, ogni angolo racchiude un'attività, si vendono spezie e ogni sorta di frutta e verdura, si vende carne e cibo di strada ma si lavora anche il metallo e il cuoio. La medina è un luogo ove si vive e dove la popolazione si reca per compere e affari o per incontrare amici, qui il turista non è una fonte di reddito importante e quindi non è assillato come in altri luoghi o bazar. Ma la medina non è solo questo, qui è facile imbattersi in antiche scuole coraniche, in mosche o in favolosi riad (le tradizionali abitazioni urbane del Marocco) oggi spesso trasformate in suggestivi hotel.
Seguiamo la nostra guida locale per intricati vicoli fino a raggiungere un luogo inaspettato.



Varchiamo un'ampia porta ed eccoci all'interno di un patio con al centro una piccola vasca. Intorno un portico con colonne e architravi in legno finemente lavorate. Pregevoli stucchi ricoprono le pareti e dappertutto colorati mosaici. Saliamo su al primo piano e non resistiamo a immortalarci affacciati dai deliziosi balconcini che si aprono sul patio.


al centro del patio l'acqua, onnipresente nell'architettura araba










Ritorniamo nei brulicanti vicoli tra artigiani, musici, turisti e raggiungiamo un negozio di tappeti naturalmente pregevolissimi.
molti gli artigiani presenti nella medina
musica e danze per le strade della medina

Io ne approfitto per riposarmi e ammirare con calma i magnifici decori della struttura che ci ospita. Non ci tratteniamo molto anche perché vicino vi sono dei luoghi di grande fascino da visitare.























stucchi, mosaici e intarsi nel negozio di tappeti

























Siamo alla moschea e università di teologia di Karouine, la più antica del mondo fondata nell'859. Non è possibile visitarla per cui non ci rimane che "rubare" qualche foto dall'ingresso.






























Continuiamo a girovagare per la medina con la nostra preziosa guida facendoci strada tra una moltitudine di venditori, artigiani e carretti trainati da asini, unici mezzi di trasporto qui ammessi.
Seguendo la nostra guida entriamo in un negozio di pellami ove ci viene consegnato un rametto di menta che, ci dicono, servirà per attenuare i forti odori a cui andremo incontro. Saliamo su per una ripida e stretta scala e ci ritroviamo in un terrazzo che si affaccia sulla città. In fondo, a sinistra, la fortezza e, in cima alla collina, tratti delle mura. Volgiamo lo sguardo in basso e davanti a noi, nel bel mezzo delle case, ecco numerose e variopinte vasche attorno a cui si affannano degli operai. Stesi sulle ringhiere dei balconi molte pelli ad asciugare. Siamo in una delle tante concerie della città. Alcuni operai sono immersi nelle vasche e maneggiano le pelli. Ci dicono che i colori utilizzati sono tutti naturali e non hanno alcun componente chimico. Certamente ciò sarà meno pericoloso per la salute ma questo lavoro è senza alcun dubbio tra i più faticosi e insalubri.
sulla sinistra la fortezza


l'essiccatoio per le pelli

le vasche per la coloritura delle pelli























Proseguiamo il nostro peregrinare per la medina e ci ritroviamo  nel quartiere Nejiarine da sempre occupato dai carpentieri di Fes, qui si trova un ex fondouk del XVIII secolo. Fu oggetto, dal 1990 al 1996, di un lungo restauro che interessò anche l'area esterna e, in seguito, adibito a museo delle arti e dei mestieri del legno. Oggi il museo Nejiarine ospita una collezione  di strumenti per la lavorazione del legno e una selezione di manufatti in legno tra i quali molti strumenti musicali. 


FONDOUK


Costruito attorno ad un ampio cortile, il fondouk (una sorte di caravanserraglio di città) veniva utilizzato per dare riparo agli animali, immagazzinare merci e ospitare mercanti e viaggiatori. Al piano terra si trovavano gli ambienti per gli animali e i locali di servizio mentre ai piani superiori i magazzini e le stanze per gli ospiti. Furono luoghi di scambi e commerci di grande importanza.



l'ingresso del museo dalla piazzetta Nejiarine
nelle sale al piano terra strumenti di misura e lavorazione del legno
alcune bilance e pesi


bellissime le balconate in legno, i locali che vi si affacciano contengono strumenti musicali tradizionali
Ci siamo attardati molto nelle nostre visite e non abbiamo ancora pranzato. Naturalmente non possiamo non pranzare nella medina e la nostra guida ha già provveduto a riservare un ristorante. Non sappiamo dove ma dopo alcuni minuti ci invita a varcare una modesta porta in uno stretto vicolo. Si rimane un po' perplessi ma subito dopo ecco che ci ritroviamo all'interno di uno splendido riad. Incominciamo a farci l'abitudine a queste piacevoli sorprese. Il pranzo è prettamente marocchino e si svolge senza fretta gustando il cibo e l'ambiente.

 RIAD

Il riad è l’antica dimora urbana marocchina e ha origine nella domus romana infatti gli ambienti si sviluppano attorno ad un patio centrale e si aprono su di esso isolandosi dall’esterno. Tale concezione della residenza ha trovato qui la sua massima espressione data la grande importanza della privacy nelle consuetudini islamiche. La parola riad in arabo significa giardino ed ecco che il patio centrale spesso era un giardino che oltre ad avere un piacevole effetto estetico contribuiva alla climatizzazione della casa. Il riad spesso è realizzato su più piani e a volte queste dimore avevano vari cortili e giardini e suddivisi in distinte zone al fine di garantire l’intimità di tutti i residenti (notevole esempio di ciò si ha nel palazzo El Bahia a Marrakech).


il patio del riad oggi sala del ristorante


Alla fine del pranzo proseguiamo il nostro girovagare per la città storica travolti dall'animazione del luogo e facciamo anche una puntata in un altro riad, anche questo trasformato in un suggestivo ristorante. Termina così la nostra visita della parte più affascinante e autentica di Fes e ritorniamo in hotel per un meritato riposo, dopo un'intensa giornata, e in attesa della cena.
un altro splendido riad



le mura della città vecchia

una delle tante porte




29/11/2017 - da Fes a Marrakech



Lasciamo Fes molto presto, infatti ci attende una lunga giornata di trasferimento. Attraversiamo una zona di montagna (sul medio atlante) e per le 10 circa siamo a Ifrane a 1700 metri di altitudine. E' una tranquilla cittadina di villeggiatura, ordinata, pulita e immersa nel verde e ci dà la sensazione di essere di essere in una zona alpina. La città fu fondata dai francesi nel 1029 e mostra la sua origine nell'architettura degli edifici e nell'impianto urbanistico. Facciamo una breve sosta giusto il tempo di un caffè anche perché spira un forte e gelido vento che non ci invoglia ad una sosta più prolungata. Riprendiamo il nostro viaggio, attraversiamo alcuni villaggi e cittadine come Khénifra fino a costeggiare il lago artificiale Ahmed El Haisali e raggiungere Beni Mellal ove ci fermiamo per il pranzo. Arriveremo a Marrakech che è ormai sera inoltrata.
Ifrane

un mercato lungo la strada

Kénifra

Kénifra

il lago artificiale Ahmed El Hausali

arrivo a Marrakech











30/11/2017 - Marrakech


Iniziamo le nostre visite sotto una pioggia battente ed eccoci in uno dei più affascinanti palazzi di Marrakech: il palazzo El Bahia. In un’area di 8 ettari fu eretto dal Gran Visir Dar Si Moussa nel 1866/67 e successivamente da suo figlio Ahmed Ben Moussa. Venne creato un giardino e un palazzo che con successive integrazioni raggiunse una superficie di 8000 mq. e un totale di 150 stanze. La parte più antica (Dar Si Moussa) comprende un cortile e un giardino centrale ricco di piante attorno a cui si dispongono le stanze. Ben Moussa mediante l’acquisizione di un insieme di edifici vicini e vari ampliamenti portò all’attuale planimetria, estremamente complessa e disordinata, della casa organizzata intorno a cortili e giardini e riccamente decorata. Alla morte di Ben Moussa, e con l’istituzione del protettorato Francese in Marocco, il palazzo divenne residenza di ufficiali francesi.
il vasto giardino che introduce al palazzo
la parte più recente del palazzo residenza del generale Lyautey futuro maresciallo di Francia



1 - il giardino interno su cui si aprono gli ambienti

Attraversiamo il giardino, curatissimo, del petit riad e iniziamo la visita di questo immenso palazzo.
uno dei portali presenti nel patio

6- il grande camino della sala del consiglio

6- uno dei tre lucernai dell'elaborato soffitto in legno della sala del consiglio
l'ingresso ad uno degli ambienti

particolare della lavorazione dell'architrave


Subito dopo il piccolo riad vi è l'appartamento privato che si sviluppa intorno ad un cortile centrale.

 Nella parte nord del palazzo troviamo quello che viene definito come grande riad e che è la parte più antica del complesso. In questa parte tutto si sviluppa intorno ad una grande giardino e in esso troviamo anche due grandi sale con uno splendido soffitto in legno mentre sulla destra un cortile d'onore che veniva utilizzato anche dalle concubine del Gran Visir dar Si Moussa.

il soffitto di una delle sale

il soffitto di uno degli innumerevoli ambienti

il cortile d'onore


il giardino visto dal cortile d'onore
una delle due sale alle estremità del giardino
























Non distante dal palazzo si trovano le tombe Sadiane che prendono il nome dalla dinastia Sa'diana. Nel mausoleo, costituito da tre ambienti, vi sono 60 tombe di membri della dinastia. Tra i sepolcri ci sono quelli del sultano Ahmad al-Mansur al-Dahabi e della sua famiglia mentre nel giardino intorno al mausoleo sono situate le tombe dei soldati e dei servi evidenziate da rivestimenti in mosaico. L'interno dei vani è riccamente decorato con stucchi, splendidi mosaici e soffitti e porte, in legno di cedro, finemente intarsiate mentre le colonne e le tombe sono in marmo di Carrara.
l'esterno del mausoleo con le tombe dei soldati e della servitù


la sala delle dodici colonne




Ci immergiamo all'interno della medina sempre sotto una pioggia discontinua a tratti fitta e, allorché si fa più insistente ne approfittiamo per visitare una cooperativa per la produzione dell'olio di argan.



macinatura (con il metodo tradizionale) dei noccioli del frutto di argan per la preparazione dell'olio

l'olio di argan ed altri prodotti naturali

foto tratta da wikipedia
L'olio di argan è  estratto dai semi della pianta di argania spinosa, che occupa circa 800 ettari nel sud-ovest del Marocco e cresce fino ad un’altitudine di 1500 metri. L’argania è una pianta molto tenace e resistente alle siccità grazie alla sua vasta rete di radici. La coltivazione della pianta e l’estrazione dell’olio è, oggi, affidata a circa 400 cooperative con personale prevalentemente femminile. L’olio è molto apprezzato per le sue proprietà nutritive, cosmetiche e medicamentose. L’estrazione dell’olio può avvenire sia con metodi tradizionali macinando le mandorle dei noccioli con una piccola macina e l’aggiunta di acqua e successiva raffinazione della pasta ottenuta, sia attraverso l’uso di macchinari.



Girovaghiamo ancora un po' per il souk quindi, prima di rientrare in hotel, ove pranzeremo, ci dirigiamo verso il minareto di Koutoubia a pochi passi da piazza Jemnma-el-Fna.
La Moschea Koutoubia è il principale edificio religioso della città di Marrakesh e il suo minareto ne è il simbolo. La sua costruzione terminò nel 1196 e fu realizzato in arenaria con pianta quadrata tipica dell'architettura islamica occidentale. Tale minareto fu preso ad esempio per la Giralda di Siviglia e la torre Hassan di Rabat.

il minareto e i giardini della Koutoubia













sosta per il pranzo, occasione per un breve riposo

Ed eccoci alla Menara, questo complesso, costituito originariamente da un padiglione ed un laghetto (150x200 m.) che doveva servire ad irrigare i giardini, gli orti e i frutteti, fu costruito durante la dinastia Saadi nel XVI secolo. Oggi attorno al piccolo bacino troviamo un vasto oliveto. Tale luogo è una meta molto frequentata dagli abitanti di Marrakech che qui trovano un ambiente tranquillo in cui rilassarsi. La giornata non è adatta per apprezzare questo luogo e inoltre noi preferiamo la vita convulsa e caotica della medina, e del suo souk, così lontana dalla nostra quotidianità.
planimetria del complesso

il lungo viale che porta al bacino


il padiglione costruito ne XVI secolo




























 Ed eccoci all'ingresso di piazza Jemaa el Fna con le numerose carrozzelle in attesa di turisti. La piazza è già gremita ma solo a sera raggiungerà il suo apice.




uno spettacolo di artisti di strada

musicisti con strumenti tradizionali marocchini - foto di Gabriella

artisti - foto Gabriella
incantatori di serpenti








lampadari di ottone tipici marocchini




una ricca selezione di babouches, le tradizionali scarpe marocchine


piazza Jemna el Fna
















































Concludiamo la serata fuori Marrakech in un luogo suggestivo ove ceniamo sotto una terra berbera e, naturalmente, con piatti della tradizione culinaria marocchina. Al termine uno spettacolo equestre di cavalieri berberi.










1/12/2017 - da Marrakech a Casablanca




Partiremo per Casablanca solo nel primo pomeriggio per cui abbiamo la mattinata da dedicare alla visita dei giardini Magiorell e alle ultime compere.
Il giardino Majorell fu progettato dall'artista francese Jacques Majorelle nel 1931, durante il periodo coloniale, e qui visse fino al 1961. Egli raccolse qui una gran varietà di piante trasformando questo luogo in un’oasi di pace. Successivamente, alla morte di Majorelle, il giardino venne abbandonato fino a che nel 1980 fu acquistato da Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, ristrutturato e riportato all’antico splendore.
la casa Oasis di Yves Saint Laurent e Pierre Bergé 
villa Oasis oggi museo































Ed eccoci in piazza Jamaa El Fna. Ci aggiriamo tra i vari venditori della merce più disparata alla ricerca di qualche piccolo ricordo del nostro viaggio. Intorno a noi turisti, gente indaffarata, incantatori di serpenti, venditori ambulanti di acqua ormai ridotti a personaggi folcloristici.



gli ultimi acquisti


uno dei tanti incantatori di serpenti

E' ormai l'ora di pranzo che consumeremo in un ristorante ricavato da una casa privata, anche qui le decorazioni sono superbe e l'ambiente piacevole. Lasciamo Marrakech subito dopo il pranzo, infatti ci attendono molti chilometri per ritornare a Casablanca ove arriveremo in serata. Il nostro tour per le città imperiali è così terminato. Certamente il Marocco merita molto di più dei pochi giorni trascorsi che ci hanno permesso solo di prendere contatto con un paese per molti versi affascinante. Domani si lascerà definitivamente il Marocco con un po' di nostalgia per i luoghi visitati e la piacevole compagnia e con il desiderio di ritornare.

in attesa del pranzo 

Casablanca dall'alto del Kenzi Tower